Ci risiamo, dopo l'odissea dei risparmi bruciati dalle banche venete e il caso Etruria, i risparmiatori italiani si dimostrano una volta di più incauti nella gestione dei propri risparmi. Infatti, come raccontato da Nicola Borzi su Il Fatto Quotidiano del 12 agosto, la crisi turca mette a rischio 2.7 miliardi investiti dai nostri connazionali in obbligazioni denominate in lire turche.

Italiani e investimenti: cose turche

Da qualche anno ci siamo resi conto di come, in questo Paese, si sappia poco o nulla di economia e investimenti: i ripetuti casi di investimenti avventati sono qui a testimoniarlo, con miliardi di euro di risparmi di una vita bruciati in acquisti di azioni bancarie di banche non quotate, con prezzi stabiliti arbitrariamente, in assenza di una partecipazione ai mercati che rendessero possibile oltre all'acquisto, anche la rivendita delle stesse.

Ma a quanto pare le lezioni di Veneto Banca, Popolare di Vicenza ed Etruria non sono state apprese, in una nazione dove comunque la politica accorre a disastro compiuto in soccorso dei risparmiatori che incautamente hanno utilizzato i loro soldi, senza avere la più pallida idea delle caratteristiche del prodotto acquistato. Accade così che la storia si ripeta, con un copsicuo numero di cittadini che hanno investito in lire turche. Ma cosa è accaduto? Semplice, in un momento storico di rendimenti molto bassi in campo obbligazionario, molti si sono lasciati abbagliare dagli elevatissimi rendimenti delle obbligazioni denominate in lire turche, rendimenti superiori all'8%.

Una semplice legge di mercato

Una delle più importanti regole dei mercati ti spiega che alti rendimenti corrispondono ad alti rischi e questa vicenda ne è la conferma. Il crollo della lira, che in alcuni momenti ha sfiorato il 20% giornaliero, sta polverizzando questo tipo di investimento. Per quanto riguarda la composizione di tali obbligazioni immesse nei portafogli d'investimento, sappiamo che 43 sono emesse da istituti finanziari internazionali, 8 sono bond bancari, 4 fanno capo a banche tedesche e 1 è un titolo di stato turco.

La svalutazione media di tali asset si aggira intorno al 70% attualmente e solo una risalita della lira turca può, a questo punto, salvare i risparmiatori che ci hanno creduto. Tra le banche italiane destano forti preoccupazioni gli investimenti di Intesa e Unicredit.

Vie d'uscita

Quindi che fare? Le alternative sono due. Attendere la scadenza delle obbligazioni, sperando in un recupero della lira turca e, questo ovviamente senza alcuna garanzia che ciò avvenga, oppure, rivolgersi alla Consob per chiedre di verificare se, all'atto della stipula del bond, la banca o l'intermediario che ha proposto l'investimento ha verificato e rispettato il profilo di rischio del cliente.

In questo caso, così come si sta ancora cercando faticosamente di fare, per i casi passati legati alle banche venete, esiste la possibilità di ottenere il rimborso di quanto investito. I tempi però possono essere molto lunghi.