La battaglia per far entrare nella prossima Legge di Bilancio 2019 tutte le riforme cardine dei due partiti firmatari del Contratto di Governo, M5S e Lega, sarebbe ormai alle battute conclusive. Anche perché l'atto prodromico della prossima manovra economica, la nota di aggiornamento del Def, arriverà in Parlamento non più tardi del prossimo 10 ottobre. E i partiti della maggioranza giallo - verde sono pronti al braccio di ferro pur di non scontentare del tutto le proprie basi elettorali.

Il braccio di ferro, ovviamente, non è tra M5S e Lega, ma tra questi ultimi e l'inquilino del Mef, ovvero il ministro Giovanni Tria.

E a fare da mediatore tra le parti, ovviamente, c'è il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Anche perché prima di arrivare in Parlamento il decreto contenente la manovra economica dovrà passare al vaglio della Presidenza della Repubblica che sarà osservatore attento degli "aspetti delicati" contenuti nel decreto. D'altra parte, oggi 27 settembre 2018 dovrebbe svolgersi una riunione preliminare tra le forze della maggioranza e il ministro Tria.

Il rapporto deficit/Pil al 2,4 per cento

Anche se il Premier Giuseppe Conte, parlando dal floor del New York Stock Exchange, non si è voluto sbilanciare fornendo qualche indicazione sui numeri della manovra prima del Consiglio dei Ministri fissato per il 28 settembre, fonti vicine al Governo rivelano che nella riunione preliminare di oggi pomeriggio, il M5S e la Lega di Matteo Salvini dovrebbero chiedere al ministro Tria di andare ben al di là dell'1,6% del rapporto deficit/Pil che lo stesso ministro si è impegnato ad assicurare all'Unione europea.

In pratica, vorrebbero che si arrivasse almeno al 2,4%.

Da parte sua, il ministro Tria rimane fermamente radicato sulla sua linea di rispetto degli accordi presi anche a livello internazionale confermando che la manovra economica sarà improntata nettamente alla crescita. Ma, nello stesso tempo, rispettosa degli accordi internazionali sul debito e sulla sua sostenibilità nel lungo periodo.

M5S e Lega alzano il tiro delle richieste

Nonostante questa ferma posizione del ministro dell'Economia sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini, avendo costantemente il polso della propria base elettorale, sono consapevoli che in cima ai pensieri della maggioranza degli italiani c'è la riforma pensionistica. E, quindi, l'abrogazione o quanto meno il ridimensionamento della Legge Fornero.

Secondo gli ultimi sondaggi anche più delle altre riforme cardine come il reddito di cittadinanza e la flat tax. Di conseguenza Di Maio e Salvini pretendono che la riforma pensionistica sia obbligatoriamente nella prossima Legge di Bilancio 2019. Tanto più che sarebbe scritto nero su bianco nel Contratto di Governo. Ma proprio sulla riforma pensionistica si registrerebbe la più forte resistenza del ministro Tria.

il ministro dell'Economia, infatti, parlando nel corso di un convegno della Confcommercio a Roma, ieri ha ribadito che uno degli obiettivi della manovra è quello di toccare, in qualche modo, le difficoltà create dalla Legge Fornero favorendo il ricambio generazionale all'interno delle imprese italiane. Ma ha ribadito anche che tutto questo deve essere portato avanti con gradualità e in maniera consapevole e coordinata.