Su avvicina il momento della verità, il Def (Documento di economia e finanza), cioè l'antipasto della manovra finanziaria che sarà presentato ad ottobre al vaglio dell'Ue, sta creando notevoli tensioni tra il ministro Giovanni Tria e i partiti di governo, sopratutto i 5 stelle, che vorrebbero far partire il reddito di cittadinanza ma che, come per la Lega con la sua flat tax, non sanno indicare dove reperire le coperture necessarie.
I paletti di Tria
Come abbiamo visto nelle ultima settimane, ogni volta che un esponente di governo ha rilasciato dichiarazioni relative all'intenzione di sfondare il tetto imposto dai trattati Ue del rapporto deficit/pil al 3% per finanziare il programma di governo, i mercati non hanno mai mancato di reagire celermente con impennate veementi dello spread.
Considerato anche che a dicembre il Qe della Bce (attraverso il quale la banca centrale guidata da Mario Draghi, compra da anni una cospiqua quota dei nostri titoli pubblici) terminerà, il ministro del Tesoro Giovanni Tria, ha dato l'altolà ai progetti di spesa gialloverde, imponendo il limite dell'1,6% del rapporto deficit/pil, comunque superiore rispetto allo 0.9% sul quale si era impegnata l'Italia in sede comunitaria nella scorsa legislatura.
Le reazioni del governo
Le reazioni non si sono fatte attendere, sopratutto dalla sponda grillina, con Di Maio che pare faticosamente tenere a freno l'ala più oltranzista del partito e che dichiara di aspettarsi che un ministro serio, trovi i soldi per fare le riforme che gli italiani chiedono.
Il problema è che sia Lega che 5 stelle, non chiariscono dove possono essere reperiti i soldi per tutti i provvedimenti promessi in campagna elettorale e presenti nel contratto di governo: si va dal reddito di cittadinanza alla riforma Fornero, alla flat tax per citare le più discusse. Dove trovare i soldi? Eppure in campagna elettorale i 5 stelle avevano indicato con chiarezza dove reperire i fondi necessari.
Dove si dovevano reperire le coperture secondo il Movimento 5 Stelle
Nel gennaio 2018 il Blog delle stelle pubblicò una pagina, che spiegava chiaramente dove andare a prendere le coperture per realizzare il programma di governo: 30 miliardi annui dalla spending review (incluso 1 miliardo di tagli ai costi della Politica), 40 miliardi annui dalla revisione delle agevolazioni fiscali e 10-15 miliardi di maggior deficit, che consentisse comunque di non sforare il rapporto deficit/pil del 3%.
Al di là della fattibilità o meno in questo ordine di grandezza dei primi due punti, è interessante notare che dall'avvio del governo ad oggi, non si è nemmeno mai sfiorato l'argomento della spending review, mentre per quanto riguarda la revisione delle agevolazioni fiscali, seppure ne hanno accennato alcuni esponenti governativi, attualmente non esiste nessuna proposta seria in merito.
Dunque, ne consegue che il nostro governo punta al momento, su coperture date da maggiore debito aggiuntivo, ovvero proprio ciò che Tria non vuole concedere, consapevole dello scontro frontale con Ue e mercati che da questo ne deriverebbe. Da notare anche il recente intervento di Draghi, che ha sempre evitato sino ad oggi, di prendere posizioni nei confronti dei singoli paesi dell'Ue: egli ha esplicitamente affermato che le numerose parole uscite dalla bocca dei nostri politici hanno fatto danni e comportato (attraverso la salita dello spread) maggiori spese per interessi per imprese e famiglie italiane, concludendo che ora si aspettano i fatti. Per la serie: uomo avvisato, mezzo salvato.