Il tono del colloqui effettuati dal premier Giuseppe Conte con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker è stato estremamente cordiale e a tratti anche amichevole. Entrambi hanno cercato di far vedere che i rapporti non sono tesi, anche scambiando alcune battute ognuno nella lingua dell'altro. Ma la sostanza dell'incontro non è cambiata di una virgola, come Juncker non ha mancato di sottolineare. Il prossimo 19 dicembre la Commissione europea formalizzerà ufficialmente l'avvio della procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia, come sollecitato da diversi Paesi membri soprattutto del Nord Europa.

Di conseguenza, per cercare di guadagnare tempo occorre dare un forte segnale di inversione, come mette in evidenza il quotidiano romano Il Messaggero. Proprio per questo il premier avrebbe immediatamente avvisato dell'esito dei colloqui europei i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio e avrebbe concordato un vertice a quattro a Palazzo Chigi per concordare quali misure sarà necessario sacrificare o, quanto meno, ritoccare.

Le richieste della Commissione europea

Come sappiamo ormai da mesi, il vero punto del contendere è dato dalla percentuale del rapporto debito/Pil fissata dal governo, e in particolare dal ministro dell'Economia Giovanni Tria al 2,4%. La Commissione potrebbe iniziare a riconsiderare l'avvio della procedura di infrazione se il governo riuscisse ad abbassare almeno di qualche decimale di punto quel rapporto.

Secondo i bene informati per bloccare l'avvio della procedura e intavolare una seria trattativa sui numeri della Manovra il governo dovrebbe far scendere il rapporto debito/Pil almeno di uno 0,3 - 0,4% in meno. In termini assoluti si tratta di circa 6-7 miliardi di euro di minor deficit. Una cauta apertura in questo senso sembra essere venuta anche dal ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini che, proprio ieri sera, avrebbe raccolto l'invito del presidente del Consiglio ad una più profonda riflessione "sui numerini".

E anche il M5S potrebbe aprire ad una riconsiderazione delle misure, ma solo dopo aver compreso bene quale sarebbe l'entità del sacrificio.

Le dichiarazioni dei due vicepremier

Come accennato sopra, fino a poco prima dell'incontro tra Conte e Juncker, sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini sembravano irremovibili dalle loro posizioni.

Successivamente, senza rinnegare in alcun modo la loro impostazione, entrambi hanno manifestato un atteggiamento più dialogante. Matteo Salvini, infatti, avrebbe fatto capire che nessuno all'interno del governo è attaccato ai decimali. Per Salvini si tratta di un problema di serietà e correttezza. Il vicepremier leghista ha, poi, spiegato che non è sua intenzione litigare con nessuno, ma vuole fare quello per cui gli italiani lo hanno eletto e che vogliono. Sullo stesso tono le dichiarazioni dei Cinque stelle. Questi ribadiscono che non intendono difendere i numerini bensì i cittadini. Per Luigi Di Maio l'obiettivo è che gli italiani possano trovare lavoro grazie all'ausilio del Reddito di cittadinanza e possano andare in pensione con Quota 100.

Stasera, durante il vertice a quattro a Palazzo Chigi, dovrà essere trovata la quadratura del cerchio. E la principale ipotesi sul tavolo è il dirottamento di 4-5 miliardi di euro da Reddito di Cittadinanza e Quota 100 verso investimenti e altre misure più favorevoli alla crescita economica.