Le due misure più attese dell'azione del Governo M5S - Lega guidato da Giuseppe Conte non vengono messe assolutamente in discussione. Ma è probabile che verranno introdotti dei correttivi. Nello specifico dei tetti automatici per tenere sotto controllo la spesa. Questo, fondamentalmente sempre per lo stesso motivo, convincere la Commissione europea della bontà e della fattibilità della Manovra economica ed evitare la procedura d'infrazione per deficit eccessivo. Infatti, in questo modo il Governo giallo - verde vuole assicurare alla comunità internazionale che le due misure più caratterizzanti la sua azione non dovrebbero mettere a rischio i conti pubblici neanche nel prossimo futuro.

Cosa implicano le correzioni automatiche

Per poter attuare questa mossa il Governo dovrà agire innanzitutto sulle risorse finanziarie già stanziate. In pratica dei circa 16 miliardi di euro che erano stati preventivati complessivamente per il Reddito di Cittadinanza e per Quota 100 rimarranno a disposizione circa 12 - 13 miliardi di euro totali. Di conseguenza, la provvista dovrebbe ridursi di circa 3 - 3,5 miliardi di euro. Queste almeno dovrebbero essere le grandezze in gioco, perché, come mette in evidenza il quotidiano romano "Il Messaggero", le cifre esatte non sarebbero ancora state rese note. E questo, fondamentalmente, perché per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza ogni variazione delle risorse finanziarie si potrebbe ripercuotere sulla platea dei potenziali beneficiari.

Di conseguenza, il lavoro di limatura da parte dei tecnici ministeriali deve essere estremamente attento. Per quanto riguarda Quota 100 si partirà con una dote iniziale di 5 miliardi di euro per passare a 7 miliardi di euro nel 2019 e 9 miliardi di euro nel 2020. Successivamente, dovrebbero entrare in vigore i 41 anni di contributi per tutti.

Le possibili correzioni alle finestre di uscita e il tetto al reddito

Come sappiano la riforma delle Pensioni si basa su delle finestre di uscita almeno trimestrali. Infatti, per i dipendenti della Pubblica Amministrazione, a differenza dei dipendenti privati, è prevista una finestra di uscita semestrale. In pratica, se un dipendente privato che matura il diritto al pensionamento a dicembre 2018 potrà uscire effettivamente a marzo 2019 e percepire il primo assegno ad aprile 2019, un dipendente della Pubblica Amministrazione dovrà attendere altri sei mesi per uscire definitivamente dal lavoro.

E incasserà il primo assegno pensionistico ad ottobre 2019.

D'altra parte, dato che la riforma delle pensioni si basa su delle ipotesi di flussi d'uscita e richiesta di pensionamento anticipato, oltre a dover rispettare gli equilibri di spesa concordati con la Ue, se dovessero arrivare più domande di pensionamento di quelle preventivate le finestre di uscita potrebbero inevitabilmente allungarsi. Proprio per evitare di far deragliare il treno dei conti pubblici italiani.

Per quanto riguarda, invece, il Reddito di cittadinanza, i fondi a disposizione dovrebbero essere considerati come una sorta di tetto di spesa. In pratica, il sussidio verrà erogato fino a quando ci dovrebbero essere fondi disponibili già stanziati.

Nel momento in cui questi fondi dovessero esaurirsi il Reddito di Cittadinanza non verrà più erogato fino al momento in cui non saranno disponibili altre risorse. In questo modo dovrebbero essere recuperati circa due decimali di punto percentuale sul Pil. La Commissione europea ne chiede almeno altri tre. Il rebus dovrebbe essere risolto oggi nel vertice di maggioranza che precede le comunicazioni di domani del Premier Conte.