Secondo le rilevazioni di Codacons, il prezzo dei carburanti sale alle stelle, con ritocchi in rialzo delle compagnie petrolifere. Il Codacons afferma anche che, dato che l'aumento avviene in prossimità dei ponti del 25 aprile e del 1° maggio, questo esporrebbe gli automobilisti al rischio di speculazioni legate alle vacanze. Rispetto all’aprile 2018, le famiglie che si preparano agli spostamenti con le proprie vetture sosterranno un aumento per un pieno di circa 5 euro per gasolio e benzina.

Come emerge dall’Osservaprezzi carburanti del Mise, alla vigilia del 25 aprile, sull’autostrada si segnalano prezzi che superano i 2 euro al litro.

I prezzi segnalati dal Mise in alcuni tratti dell’autostrada A1 Milano–Napoli e i prezzi che rincarano su tutto il territorio italiano

  • San Pietro (Napoli) 2,071 euro al litro
  • Lucignano est (Arezzo) 2,041 euro al litro
  • Arno ovest (Firenze) 2,051 euro al litro
  • San Zenone est (Milano) 2,020 euro al litro

E se possono sembrare gravosi gli aumenti segnalati dal Mise per l’autostrada, non sono da meno gli aumenti su tutto il territorio nazionale. Come riporta il Quotidiano energia, Eni, Ip e Italiana petroli alzano il prezzo di gasolio e benzina. Sulla base dei dati elaborati da Quotidiano energia e comunicati al Mise, con la modalità di self-service il prezzo della benzina in media arriva a 1,618 euro al litro.

Per vari marchi l’oscillazione del prezzo della benzina, va dai 1,618 a 1,633 euro a litro.

Per il gasolio il prezzo va da 1,508 a 1,518 euro a litro.

Quando si passa per il servito, invece, l’aumento è più alto; il prezzo medio praticato è di 1,750 euro a litro.

L'oscillazione del prezzo della benzina va dai 1,721 a 1,820 euro a litro.

Invece per il diesel il prezzo medio è di 1,643, con un’oscillazione che va da 1,628 a 1,725 euro al litro.

Infine il gpl ha una oscillazione che va da 0,637 a 0,663 euro al litro.

La responsabilità degli aumenti di benzina non è solo di Trump

Secondo Quotidiano energia, questo continuo aumento dei prezzi dei carburanti è dipeso da un insieme di fattori, come l’aggravarsi della crisi libica, il perdurare delle difficoltà in Venezuela e l’inasprirsi delle sanzioni Usa sull’Iran.

Tutte queste dinamiche hanno contribuito al rialzo delle quotazioni del greggio e, a cascata, dei prodotti petroliferi.

Per il quotidiano.net, invece, la responsabilità maggiore sarebbe da attribuire all’amministrazione americana guidata da Donald Trump. La decisione di bloccare totalmente l’import di petrolio dall'Iran e di inasprire le sanzioni, togliendo l’esenzione di 8 Paesi, tra cui l’Italia, ha fatto schizzare il costo del barile, superando i 66 dollari.

Un commentatore del Washington Post ha scritto che Trump pensa come Stalin, ma governa come Homer Simpson. L’obiettivo di Trump è quello di portare a zero l’export di petrolio dell’Iran. Questo perché gli Usa sostengono che quei ricavi servirebbero per finanziare programmi missilistici ed altri progetti destabilizzanti, come riporta il sole24 ore.