La Banca Centrale Europea, al termine dell'ultima riunione del consiglio direttivo sotto la presidenza di Mario Draghi, ha deciso di mantenere invariati i tassi d'interesse. Il tasso sui depositi rimane negativo a -0,50%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e il tasso principale resta fermo a zero. Rimarranno invariate anche le linee guida per il futuro: la BCE conferma che i suoi principali tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali o inferiori fino a quando non ci saranno forti segni di una ripresa dei prezzi. Il tasso di cambio dell'euro è stato rimasto piuttosto stabile a 1,1112 contro il dollaro.

Prospettive economiche e politica monetaria

Il presidente Draghi ha evidenziato come sulla base dei principali indicatori economici sia ragionevole attendersi una crescita moderata ma positiva nella seconda metà di quest'anno, anche in considerazione dell'impatto negativo della debolezza del commercio internazionale sull'attività manifatturiera e sugli investimenti delle imprese.

La BCE prevede una crescita del prodotto interno lordo per l'area euro dell'1,1% quest'anno e dell'1,2% nel 2020, con un tasso di inflazione nominale dell'1,2% e dell'1% rispettivamente per il 2019 e il 2020. Considerando che il mandato della BCE è di mantenere l'inflazione ad un livello prossimo al 2%, il presidente Draghi ha evidenziato come, tenuto condo dei vari indicatori economici e monetari, il consiglio direttivo ritenga che ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario.

I fattori che influenzano le aspettative di crescita dell'area euro includono le le tensioni commerciali a livello globale (in particolare tra Cina e USA), alcuni segnali di debolezza in merito al settore manifatturiero e altri fattori di difficile previsione come la Brexit.

In questo contesto, la il mese scorso era stato annunciato un pacchetto di stimoli per rilanciare l'economia che includeva un taglio di 10 punti base del tasso sui depositi, nuove condizioni di prestito alle banche commerciali e un secondo ciclo di Quantitative Easing, un programma di politica monetaria non convenzionale nel quale la banca centrale acquista Titoli di Stato ed altre obbligazioni sul mercato al fine di aumentare l'offerta di moneta e incoraggiare l'aumento degli impieghi bancari e degli investimenti.

La decisione di ricominciare ad acquistare titoli di Stato ha innescato una certa divisione all'interno della banca centrale: da un verbale della riunione è emerso che alcuni colleghi di Draghi non erano d'accordo con la decisione.Draghi, che lascerà la BCE dopo otto anni la prossima settimana (al suo posto Christine Lagarde), ha detto ad Annette Weisbach della CNBC che non teme che questa divisione possa danneggiare la sua eredità.

La questione dell' Indipendenza

Nella sessione di domande e risposte della conferenza stampa, il presidente Draghi ha riconosciuto l'esistenza di una una crescente pressione politica sulle banche centrali e che questo influisce su qualsiasi tentativo di una politica monetaria efficace. Ha tuttavia evidenziato come il fenomeno sia molto meno rilevante in Europa rispetto agli Stati Uniti dove, ad esempio, il presidente Donald Trump ha spesso criticato il presidente della Federal Reserve per non aver abbassato i tassi di interesse ad un ritmo più rapido.

Alle domande suoi programmi personali dopo aver lasciato la BCE Draghi ha detto ai giornalisti che non sa ancora cosa farà dopo, tuttavia, ha detto di lasciare l'incarico con la sensazione di "qualcuno che ha cercato di rispettare il mandato nel miglior modo possibile".