Il settore agricolo è una colonna portante dell'economia italiana. Lo si può notare dalla produzione di uva da tavola, una produzione in grado di toccare cifre di equivalenti a circa un miliardo e mezzo di euro l'anno. Eppure da oltreoceano qualcuno mette dazi e altri spingono il falso made in Italy.

Puglia e Sicilia sono le regioni dell'uva da tavola

In solo 6 provincie e 2 regioni viene prodotta l'80% dell'uva da tavola italiana. Si tratta di tre provincie pugliesi (Taranto, Bari e Barletta-Andria-Trani) e tre provincie siciliane (Ragusa, Agrigento, Catania).

Guardando ai dati relativi all'ultimo decennio, possiamo capire come la produzione d'uva da tavola sia diminuita: vi è stato un calo del 20% nell'arco di tempo che va dal 2009 al 2012, una riduzione che si è mantenuta stabile nel periodo 2013 - 2018. Un calo che ha spostato gli equilibri del confronto produttivo tra le due regioni: nel 2009 la Puglia constava della produzione, su territorio nazionale, del 69,3% rispetto al 24,7% della Sicilia. Mentre la Sicilia ha visto un aumento, con una quota di produzione nel 2018 del 34,9%. Per quanto riguarda le rese per ettaro, invece, è la Puglia a portarsi in vantaggio rispetto alla Sicilia, con un aumento del 15% rispetto a quest'ultima e una crescita media del 14%.

La produzione italiana e la minaccia dei dazi USA

A livello mondiale, l'Italia ricopre un ruolo di non poco conto quando si parla di produrre uva da tavola. L'Italia è il secondo produttore al mondo di uva da tavola e resta dietro solo al Cile. Appresso all'Italia, nella classifica mondiale, troviamo Stati Uniti e Sud Africa.

L'Italia produce 1,1 milioni di tonnellate annuali che corrispondono a un valore che va da 1,2 a 1,5 miliardi di euro. In Europa l'esportazione d'uva da tavola è in crescita e l'Italia è la nazione di riferimento in questo settore che nel 2004 ha avuto una quota di produzione pari al 31% e nel 2018 e diventata del 45%. Una produzione anch'essa minacciata da dazi USA voluti da Trump, l'Italia, infatti, rischia di essere il paese più colpito assieme alla Francia.

Secondo un'analisi di Coldiretti che circoscrive il Verdetto del Wto che ha approvato i dazi USA verso le nazioni del vecchio continente, si rischia di andare in contro ad un aumento del 100% delle tariffe su tanti prodotti agroalimentari, tra cui anche l'uva. Mentre in America avvengono cose bizzarre, come la richiesta della lobby dell’industria casearia Usa (CCFN) che incoraggia Trump a imporre dazi sui formaggi italiani, allo scopo di favorire il falso made in Italy, intanto in Italia si affacciano altre varietà di uva. Gli agricoltori, infatti, stanno cercando di allungare la stagionalità e ampliare l'offerta. Tra queste nuove varietà c'è l'uva senza semi (apirene) che ha conquistato il mercato internazionale superando anche le varietà tradizionali.