Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte domani, martedì 12 novembre, potrebbe incontrare i vertici di ArcelorMittal, ma la strada rimane tutta in salita.

Venerdì, durante la trasferta a Taranto, in una conferenza stampa lampo, Conte ha ammesso di non avere soluzioni a portata di mano, ma ha promesso di lavorare ad una cabina di regia che interpelli tutti per salvare il siderurgico più grande d'Europa. Al momento l'intenzione del Governo è trattare con la multinazionale al fine di salvaguardare i posti di lavoro e la salute dei lavoratori.

Le proposte di Conte

Secondo alcune indiscrezioni, Conte vorrebbe trattare in primis sugli esuberi, proponendo una riduzione da 5000 a 2500. Segue una revisione delle condizioni sullo sconto dell'affitto degli stabilimenti e la reintroduzione dello scudo penale. Ques'ultima condizione è oggetto di divisioni nel governo, dove Pd e Italia Viva chiedono la necessità di reintrodurre lo scudo e il Movimento 5 Stelle si oppone. Inoltre, si sta ipotizzando la possibilità di un intervento dello Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti o in altre modalità con una quota di minoranza.

L'indotto è in crisi di liquidità

L'indotto ex Ilva del tarantino teme conseguenze su un credito di 50 milioni di euro, già fatturati, ma non incassati.

Al momento ci sarebbe uno scaduto di 5 milioni di euro. Da quanto si apprende da fonti sindacali, sarebbero 200 le aziende che iniziano a lamentare problemi di liquidità, tanto da portarle ad avviare forme di tutele legali in merito a fatture scadute e non ancora pagate. Il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, si dice molto preoccupato dato il momento di grave crisi e di tensioni che riporta la situazione a quella del 2015.

Inoltre, questo disimpegno di Mittal ha già portato un'azienda a ricorrere alla cassa integrazione per 50 persone.

Lo scontro fra sindacati e Confindustria

Secondo il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, non si può pretendere di mantenere determinati livelli occupazionali con la crisi congiunturale che sta colpendo l'acciaio.

Le affermazioni di Boccia hanno ricevuto una immediata risposta del segretario della CGIL , Landini, che ha considerato le sue parole prive di senso, in quanto c'è un accordo che Mittal ha firmato un anno fa e che prevede degli impegni ben precisi. Inoltre, ha ribadito che l'affidabilità nel rispetto degli accordi è uno degli aspetti più importanti tra le parti sociali.

Sulla stessa posizione è la leader della Cisl, Annamaria Furlan, secondo la quale il problema si risolve con i sindacati e non chiudendo una fabbrica e lasciando per strada 5 mila lavoratori.

Il quadro complessivo descrive un Paese in forte difficoltà, dove le parti politiche e sociali sono divise su tutti i fronti e perdono l'ennesima opportunità di rimanere unite in un momento così difficile non solo per Taranto, ma per tutto il sistema Paese.