La distribuzione dei buoni fruttiferi postali avviene per opera di Poste italiane, che quindi si occupa di gestire e fornire ai cittadini questi strumenti. Da un pò di tempo però alcuni risparmiatori alla scadenza del buono fruttifero postale hanno incassato tassi di rendimenti inferiori a quelli indicati nel retro del buono. Poste italiane, nonostante la giurisprudenza di merito e di legittimità si sia schierata a favore dei risparmiatori, continua a rimborsare per ogni buono fruttifero un importo inferiore a quello spettante, nonostante l’intestatario non abbia mai ricevuto alcuna comunicazione sul presunto diverso rendimento dei titoli.
Ecco quindi che varie associazioni di consumatori e legali si stanno muovendo per accertare gli importi originariamente pattuiti, in modo tale da chiedere a Poste Italiane il rimborso dei buoni al tasso d'interesse realmente concordato da entrambe le parti.
La prassi di Poste italiane non piace ai clienti
Più nel dettaglio i buoni fruttiferi incriminati sono quelli emessi dopo il 13/06/1986 e prima dell’anno 1999. Tali buoni riportavano sul retro la vecchia stampigliatura che prevedeva tassi di rendimento altissimi ma ormai non più attuali e quindi illegittimi in quanto non conformi al decreto ministeriale del 13/06/86 che imponeva la diminuzione dei tassi d'interesse delle serie emesse in precedenza.
Per tali buoni è possibile ottenere il rimborso della differenza tra quanto riportato sul retro del buono e quanto incassato. La Posta, specialmente per quei tassi di rendimento maturati dal 21° al 30 anno deve liquidare esattamente l’importo indicato nel retro del buono fruttifero. Come hanno chiarito varie sentenze della Corte di Cassazione, anche la mancata apposizione del timbro con i nuovi tassi di rendimento dal ventesimo al trentesimo anno comporta l’obbligo di rimborso.
Si devono tenere d'occhio tre cose in caso si voglia chiedere il rimborso
Vi è di più. Dopo l’entrata in vigore del decreto del 13 giugno 1986 Poste avrebbe dovuto emettere buoni della serie Q e non quelli della serie O e P.
I buoni della serie P potevano essere applicati solo ad una condizione ovvero che venissero apposti due timbri, sul fronte e sul retro.
Tutti i risparmiatori che hanno incassato meno di quanto previsto, possono avere quindi diritto al rimborso. Le cifre possono arrivare anche a 40 mila euro di differenza. Bisogna però verificare due cose: la data di emissione che deve essere posteriore al primo luglio 1986, e la serie. Se è “P” bisogna controllare che siano stati apposti i due timbri: “Q/P” sul fronte e sul retro e che sia presente sul retro una griglia fino al ventesimo anno e poi per gli altri 10 anni successivi. In questo caso ci sono buone possibilità di ottenere quanto realmente dovuto nell'arco dei 30 anni.