Da metà gennaio, i maggiori quotidiani mondiali e piattaforme di informazione si stanno occupando dell'epidemia di coronavirus, il cui focolaio è stato individuato presso la città cinese di Wuhan. Finora si parla di più di 300 morti solo in Cina, mentre alcuni casi sono stati riscontrati anche all'estero, ad esempio in Italia, negli Stati Uniti e in Germania.
La malattia infettiva cinese, però, non sta mettendo in serio pericolo solo la vita delle persone, ma sta già avendo delle inquietanti ricadute sull'economia mondiale e su quella che potrebbe essere la sua crescita.
Non è un caso, infatti, se alla riapertura dopo il capodanno orientale, le borse della Cina siano andate incontro ad un vero e proprio tracollo.
Il 'Dragone' ferito
Ovviamente, l'economia maggiormente colpita è quella cinese a causa del crollo dei rapporti commerciali con gli altri Paesi, ma anche per l'enorme spesa medica che il governo di Pechino sta affrontando in queste settimane: una spesa talmente ingente da rendere necessarie forniture di medicinali e mascherine protettive dal resto del mondo.
A risentire maggiormente di questa difficile situazione sono, finora, i campi dell'elettronica, dell'industria tessile e della chimica, settori estremamente sviluppati e globalizzati che sono di fondamentale importanza per l'economia del Paese.
Inoltre, con più di 50 milioni di persone tuttora in quarantena, migliaia di fabbriche momentaneamente chiuse insieme ad un importante calo della domanda estera, nulla lascia presagire ad un repentino miglioramento della situazione.
Le borse cinesi, nel giorno di riapertura dopo la pausa per il capodanno cinese, hanno perso 420 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione: la Borsa di Shanghai ha fatto segnare un -7,7%, mentre quella di Shenzhen ha chiuso in calo dell'8,41%.
Solo in questi ultimi giorni la situazione si sta leggermente riprendendo, di pari passo con il miglioramento nei trattamenti e nel contenimento del coronavirus.
Effetto domino
Gli effetti della crisi in Cina si stanno già facendo sentire anche sull'economia internazionale, visto il ruolo fondamentale ricoperto dal Paese asiatico nel comparto economico-finanziario mondiale: infatti rappresenta circa un terzo della crescita globale.
La Cina già ha provveduto nel rivedere al ribasso le proprie aspettative di crescita al 5,4% (contro il 6% previsto) e di conseguenza ci si aspetta una contrazione del Pil mondiale fino all'1% (nella peggiore delle ipotesi). Anche l'Italia è destinata a risentire della frenata economica cinese, essendo il "Dragone" uno dei maggiori Paesi importatori di prodotti nostrani. Si prevedono pesanti ripercussioni anche a seguito della momentanea interruzione dei voli dalla Cina, giacché le stime iniziali prevedevano un afflusso entro la fine dell'anno di almeno 4 milioni di turisti.
È chiaro, dunque, che il coronavirus non è potenzialmente pericoloso solo per la vita delle persone, ma anche per l'economia globale, un rischio che si accentua e si amplifica se si tiene conto dell'incontrastata globalizzazione dei mercati e dei commerci internazionali.