Per la serie BlastingTalks, intervistiamo Gian Angelo Bellati, presidente di Longarone Fiere. La società rappresenta un punto d'incontro funzionale all'interscambio commerciale con l'area delle Dolomiti e il Nord-Est italiano. In quest'area rappresenta uno dei più attivi strumenti di promozione e di collaborazione economica, anche con riferimento alle vicine Austria e Germania.

BlastingTalks è una serie d'interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

Leggi le altre interviste della serie sul canale BlastingTalks Italia.

Iniziamo dagli quegli aspetti che caratterizzano il vostro specifico modo di portare avanti l’attività fieristica e congressuale: in che modo traducete la vostra missione d’impresa in un’area geografica e culturale particolare come quella delle Dolomiti?

Prima di tutto con eventi tipici delle aziende e delle zone delle Dolomiti. Pensiamo al gelato, tipico prodotto delle vallate dolomitiche esportato in tutto il mondo, ma anche agli arredi di montagna, alle attrezzature dell’agricoltura di montagna, le foreste e al problema del cambiamento climatico bene evidenziato dalla terribile tempesta Vaia, il turismo di montagna, l’Arte bellunese e veneta...

questi eventi hanno generato fiere nazionali e internazionali note in tutto il mondo, dalla MIG, Mostra internazionale del gelato arrivata alla 61ma edizione, ad Arredamont, Agrimont, Fiera Foreste, Arte in Fiera.

Il comparto delle fiere e dei congressi ha dovuto far fronte alle gravi conseguenze dettate dall’emergenza Coronavirus e del conseguente lockdown: qual è stata la vostra risposta iniziale alla pandemia e al blocco delle attività?

Abbiamo continuato a organizzare le fiere future, consapevoli che dobbiamo dare l’esempio, che la vita economica deve, in sicurezza, assolutamente continuare. I risultati si sono visti con le fiere dei rettili, delle foreste e del turismo che hanno avuto una grande partecipazione di pubblico sia on line, sia in presenza. Abbiamo messo parte del personale in cassa integrazione, ridotte tutte le spese soprattutto di promozione e di allestimento stand, iniziato a utilizzare maggiormente lo smart working e le videoconferenze come strumento di lavoro e incontro.

Mentre per quanto riguarda la Fase 2 e la progressiva ripartenza, in un comunicato di fine settembre avete parlato di un’attesa ripresa: com’è cambiato il vostro modo di lavorare con la graduale riapertura?

Più lavoro da casa, ma sostanzialmente a parer nostro la fiera deve continuare come prima e, cioè, cercando di organizzare eventi in presenza. Pensiamo infatti che la cosiddetta fiera virtuale possa soddisfare i sensi della vista e dell’udito, ma non gli altri; è quindi un utile strumento, ma non sostitutivo delle fiere classiche di sempre.

Quali sono i riscontri effettivi che avete rilevato dopo l’adozione del protocollo “Eventi Sicuri” avvallato dal Comitato scientifico nazionale?

Una notevole partecipazione d'imprese e di visitatori, rassicurati dalla nostra scrupolosa attenzione a tutti i parametri di sicurezza per evitare contagi; ovviamente con una presenza non ai livelli pre covid, ma superiore alle aspettative.

La gente vuole tornare a vivere e a lavorare normalmente, anche se in sicurezza.

Attualmente viviamo un momento di forte incertezza su quello che potrà accadere nei prossimi mesi. A livello pratico, quali attività prevedete e secondo quale logica avete programmato i nuovi eventi al fine di favorire la ripartenza del settore?

Ci possono fermare solo le regole restrittive che dovessero essere attuate a livello nazionale o regionale. Altrimenti, in sicurezza e nel rispetto di ogni protocollo, l’attività sta ripartendo come prima.

Dal punto di vista del medio e lungo termine, vi aspettate un progressivo ritorno alla normalità dopo il Coronavirus per il settore o pensate a un cambiamento profondo per le manifestazioni fieristiche e i congressi?

Impossibile fare previsioni dato che nemmeno le autorità sanitarie sono in grado di farlo. Ma se diamo per scontato che il Covid finirà presto l’obiettivo è continuare come prima, integrando con attività on line le normali procedure.

Infine, quale lezione imprenditoriale è possibile apprendere da questa pandemia e quali opportunità è possibile cogliere pur in un contesto difficile e imprevedibile come quello attuale?

Emerge una consapevolezza: occorre sempre avere alternative nelle modalità di svolgimento delle nostre attività. Ed essendo gli aiuti pubblici assai limitati, occorre avere sempre riserve finanziarie e risparmi da parte per far fronte alle emergenze.