L'educazione non è una priorità per l'Italia. Il rapporto Education and Training Monitor 2014 della Commissione europea, fotografa impietosamente come il nostro Paese è tra gli ultimi in Europa per investimenti in risorse all'educazione a ogni livello formativo (-4% del Pil). Il sistema di valutazione è acerbo, l'abbandono scolastico elevato, pochi laureati e difficoltà d'inserimento nel mondo del lavoro.

Ultimi in Europa con il 22,4% di laureati dove la media è del 38%. I giovani laureati non trovano lavoro e solo il 49 per cento trova un impiego in tempi brevi e chi lo trova, svolge mansioni dequalificanti.

Secondo il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) il 66% degli italiani svolge un lavoro a qualifica medio-alta.

Il 17% degli studenti italiani tra i 18 e i 24 anni lascia la Scuola senza titolo di studio. Secondo lo studio, le difficoltà maggiori dell'abbandono scolastico sono incontrate dai figli di stranieri e i portatori di handicap per la mancanza di azioni e metodologie d'integrazione.

Il 38% degli insegnanti italiani è giudicato "non sufficientemente preparato" a esercitare la professione. Le cause riguardano un'abilità insufficiente nell'utilizzo delle nuove tecnologie, assenza di formazione continua e corsi di aggiornamento ("Life Long Learning").

Gli adulti, inoltre, non sono sufficientemente istruiti, nel rapporto si parla di "scarse competenze alfabetiche e numeriche degli adulti".

Per F. SCRIMA, segretario generale CISL SCUOLA, "serve un rinnovato patto di collaborazione e d'impegno che veda coinvolte famiglie, ragazzi, insegnanti, politica e istituzioni; nessuno può ritenersi "innocente" rispetto alla crisi educativa del nostro tempo".

Il Rapporto valuta l'evoluzione dei sistemi d'istruzione e di formazione in tutta Europa. Lo fa sulla base degli obiettivi fissati a livello europeo, secondo parametri del tipo: (1) investimenti nell'istruzione e ragioni dell'investimento; (2) i risultati dell'apprendimento secondo le misurazioni effettuate su qualifiche e competenze; (3) le leve politiche che possono contribuire a migliorare i risultati di apprendimento e a rafforzare i ritorni agli investimenti in istruzione.

Nel documento si riuniscono, in modo conciso, gli ultimi dati quantitativi e qualitativi, i recenti studi, documenti politici e sviluppi sul tema.

Per progredire verso gli obiettivi educativi fissati nella strategia Europa 2020, servono lavoro, crescita e investimenti su istruzione, ricerca e innovazione e gli scarsi investimenti in capitale umano rischiano di affossare la prospettiva europea per una crescita sostenibile e inclusiva, e l'inadeguata occupazione di qualifiche e competenze richiede che i sistemi d'istruzione e formazione siano più in sintonia con le esigenze del moderno mercato dell'impiego.

Per preparare le persone alla vita lavorativa e offrire un senso di cittadinanza democratica bisogna qualificare l'istruzione, offrire crescita sostenibile, produttività e innovazione, con un quadro politico coerente in materia d'insegnamento che renda attraente la professione d'insegnante con il reclutamento e il mantenimento d'insegnanti ben preparati e motivati. Bisogna anche saper promuovere, facilitare e favorire l'apprendimento continuo dopo la formazione iniziale e saper rendere trasparenti e riconoscibili universalmente i risultati dell'apprendimento.