Mentre continua a gettito l'emorragia dei migranti, c'è clima di attesa per il Consiglio europeo straordinario di cui si è fatto promoter Matteo Renzi. Tema dei lavori sarà il problema immigrazione, non più rimandabile, i numeri dei morti premono verso una soluzione. Il premier Renzi sobilla per una risposta politica e si è preparato all'incontro convocando un vertice in mattinata con il ministro degli Interni Angelino Alfano, della Difesa Roberta Pinotti, degli Esteri Paolo Gentiloni, e il sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti.
La proposta dell'Italia
L'Italia metterà sul tavolo le sue proposte. Il punto focale sarà comunque quello delle azioni contro gli scafisti: distruggere le navi prima che prendano il mare. Non è pertanto esclusa un'operazione militare sulle coste libiche, affiancando l'intelligence con i commandi delle truppe. No al blocco navale, poco fattibile da un punto di vista pratico visto l'arco di costa da controllare e l'impegno economico. Si punta a rafforzare il meccanismo d'emergenza e dunque a strappare il raddoppio dei fondi per Triton e Poseidon. Resta fermo il perimetro d'azione di Triton che ammette operazioni fino a una profondità di poche decine di miglia dalla costa italiana. Il capo della diplomazia italiana Paolo Gentiloni spera solo di alzare il tetto degli aiuti a 100-120 milioni. E comunque non si può fare a meno di curare anche la rete assistenziale.
Si pensa anche alla sperequazione dei migranti tra i vari Stati dell'Ue. Questo manifesto di intenzioni sembra aver già riscosso il placet del governo di Tripoli purché non vengano coinvolti i civili e non si verifichino usurpazioni con gli interventi militari. Ma non basta. Qualora il programma incassasse l'ok dell'Europa la sua attuazione avrebbe vari ostacoli da superare. Non c'è un interlocutore riconosciuto con cui concordare le operazioni senza violare la sovranità libica. E poi quale sovranità visto che la Libia per ora è come uno Stato siamese: ci sono due governi che contendono il territorio. Si rischia di violare il diritto internazionale.
I radar contro l'immigrazione clandestina
Era il 2010 quando Gheddafi sbarcava a Roma con il suo circo a seguito. Nel portafoglio delle concessioni c'era anche l'impegno italiano a realizzare un sistema di radar per bloccare l'immigrazione clandestina. Ci furono rassicurazioni che la spesa era condivisa con l'Ue. Oggi Pier Paolo Guarguaglini, 'ex presidente di Finmeccanica, la quale si era aggiudicata il lavoro di costruzione dei radar, afferma che fu solo l'Italia a sobbarcarsi sulla groppa i 300 milioni della spesa. Attualmente l'impianto si troverebbe a Bengasi. Secondo le dichiarazioni di Guarguaglini riporatate da Adn Kronos, potrebbe essere immediatamente attivato e così "i problemi verrebbero risolti".