L'impasse nei negoziati per il piano di salvataggio greco sta provocando una dura opposizione da parte del governo tedesco. Il più risoluto è proprio il ministro delle finanze Wolfgang Schauble che in questi giorni sta chiedendo, ai suoi omologhi europei, di cominciare a pensare a un'alternativa per la soluzione del problema greco. La posizione di Schauble è perentoria: la Grecia deve accettare le condizioni poste dalle Istituzioni Internazionali (Commissione Europea, BCE e FMI) o lasciare la zona euro. Il ministro tedesco non vuole perdere altro tempo e chiede che venga dato un ultimatum al governo di Alexis Tsipras affinché decida di soddisfare i termini del memorandum di salvataggio firmato dal precedente governo greco.

Se ciò non sarà possibile, a quel punto la Grecia andrà posta fuori dalla moneta unica e, in quel caso, la Commissione europea deve progettare un "piano B" per attutire l'impatto sul popolo greco e il resto della zona euro. Secondo Schauble la cosa migliore sarebbe che la Grecia rimanesse a pieno titolo in Europa, ma non a tutti i costi, soprattutto nel caso dovesse andare in default.

Per ora si continua sul piano della trattativa per cercare un accordo con il governo greco, ma anche l'ultima riunione della settimana scorsa si è conclusa con un niente di fatto; gli interlocutori europei hanno definito "deludenti" le scarse aperture offerte dalla delegazione greca. Nel frattempo, la situazione di liquidità della Grecia è estremamente complessa e non vi sono molti margini di tempo prima che le casse del governo si svuotino del tutto.

Tsipras ha bisogno di sbloccare 7,2 miliardi di euro nell'ambito del secondo piano di salvataggio, che scade alla fine del mese di giugno, sempre che si raggiunga un accordo prima di tale data. Il ministro delle finanze greco, Varufakis, fino a un mese fa aveva sempre negato il problema sulla liquidità per poi ammettere che si tratta invece di un problema "terribilmente urgente".

Anche questo modo di porsi, smentendo per poi ammettere le notizie, fa di Varufakis un interlocutore poco gradito al tavolo delle trattative, il che non agevola la definizione del problema. Per la Commissione europea il momento cruciale sarà la metà di giugno, quando la Grecia dovrà pagare stipendi e pensioni. A quel punto la conseguente mancanza di liquidità comporterà inevitabilmente il default dello Stato.