Dopo un lungo e tortuoso percorso, il ceta è divenuto finalmente realtà nella mattinata di oggi. Con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astenuti l'aula di Strasburgo ha approvato il "Comprehensive Economic and Trade Agreement" (in italiano Accordo Economico Commerciale Globale), prima risposta dell'establishment alle minacce protezioniste ribadite più volte dal nuovo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
#CETA deal approved by European Parliament pic.twitter.com/PjDvsFtQgy
— EP PressService (@EuroParlPress) 15 febbraio 2017
Bocciato nell'ottobre 2016 dal Parlamento della Vallonia, il testo dovrà come da prassi essere ratificato da ogni Stato membro dell'UE, mentre le parti fondamentali diverranno operative già da aprile.
Secondo il sito della commissione europea, il CETA "Eliminerà i dazi doganali, porrà fine alle restrizioni nell'accesso agli appalti pubblici, aprirà il mercato dei servizi, offrirà condizioni prevedibili agli investitori e, cosa non meno importante, contribuirà a prevenire le copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell'UE."
A rimarcare l'importanza dell'evento, il primo ministro canadese Justin Trudeau si recherà domani a Strasburgo per la cerimonia ufficiale di ratifica, e sarà una data storica. Per la prima volta nella storia dell'istituzione, infatti, un ministro del governo Canadese parlerà al cospetto dei rappresentanti di 28 nazioni europee.
Non tutti però sono soddisfatti.
I gruppi politici radicali ed euroscettici rappresentati da Marine Le Pen, Matteo Salvini e Nigel Farage hanno espresso in maniera chiara e netta il loro dissenso, preoccupati per le ricadute occupazionali nel Vecchio Continente e le possibili conseguenze in materia di controlli alimentari.
Gli effetti economici e Donald Trump
Le previsioni degli economisti sulle conseguenze economiche e commerciali del trattato sono contrastanti. Secondo uno studio del Parlamento Europeo risalente al 2008, il vantaggio dopo circa sette anni dovrebbe attestarsi per l'UE a circa 11 miliardi di euro, 8 miliardi per il Canada. D'altro canto, però, gli oppositori stimano in duecentomila i posti di lavoro persi in seguito alla liberalizzazione degli scambi.
Soltanto il tempo potrà comunque verificare la bontà dell'abolizione delle barriere doganali tra Canda e UE.
Il "fratello minore" del famigerato TTIP, dunque, segna la prima risposta delle élite ai disegni protezionistici della nuova amministrazione Trump. La difesa e lo sviluppo della globalizzazione, quindi, restano per l'UE un punto fermo nonostante il crescente malcontento e i venti populisti che soffiano impetuosi da Washington a Parigi.