Il futuro non è mai stato così incerto per l’europa. La paura che la Brexit possa essere solo il primo di tanti referendum contro l’Europa è sempre più concreta.

Elezioni in Europa

I partiti che fanno dell’anti-europeismo la loro bandiera sono sempre più forti e non perderanno l’occasione di sfruttare le prossime elezioni nazionali in Francia, Olanda e Germania per rafforzare la legittimità delle loro richieste. Se in Germania la sfida si gioca principalmente tra la cancelliera uscente Angela Merkel e l’ex presidente del parlamento europeo Martin Schulz, non si può dire lo stesso per gli altri due paesi.

Secondo i sondaggi il Front National di Marine Le Pen è il primo partito, con una percentuale di voti intorno al 25%; sempre secondo i sondaggi condotti finora, una vittoria del Front National è considerata improbabile, ma Marine Le Pen ha già annunciato che in caso di vittoria chiederà un referendum per uscire dall’Europa.

Stesso discorso anche sul fronte olandese: il candidato alla presidenza Geert Wilders ha più volte ribadito le sue posizioni contro l’Europa e ora che il suo partito è in testa, le sue parole hanno un peso ancora maggiore.

In un clima così infuocato si terranno, tra un mese esatto, le celebrazioni per il 60° anniversario della firma del trattato di Roma, ospitate dalla capitale italiana; l’occasione potrebbe essere quella giusta per introdurre il “nuovo corso” della politica europea.

Europa a diverse velocità

"Non è più l'ora di immaginare che possiamo tutti fare la stessa cosa insieme”; sono queste le parole usate giovedì sera all’università Louvain-la-Neuve dal presidente della commissione europea Juncker, ma sarebbe anche alla base dell’idea di un’Europa a più velocità: nella teoria ciò consentirebbe ad un nucleo minore di stati di procedere con una maggiore integrazione, ad esempio in ambito di tasse o sicurezza, lasciando agli altri una maggiore libertà.

Idealmente questo sistema darebbe a ciascun paese la possibilità di integrarsi seguendo il suo ritmo dando ai paesi più avanzati la possibilità di fungere da avanguardia integrandosi maggiormente tra loro.

Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca si sono mostrati allarmati: il timore è sicuramente quello di rimanere esclusi dalle decisioni importanti ed essere costretti a subire una politica guidata dai vecchi stati membri.

Jaroslaw Kaczynski, presidente del partito polacco "Diritto e Giustizia" ed ex primo ministro, ha detto che l’idea porterebbe alla “liquidazione” dell’Unione Europea così come la conosciamo.

Molte le perplessità anche in Italia; nel caso un progetto del genere venisse realizzato, per molti il timore è quello di restare fuori dal gruppo di testa. L’ex ministro Tremonti a questo proposito ha recentemente detto che “i tedeschi dicono di no, non ci vogliono. Ci vogliono far fare la fine che i piemontesi hanno fatto fare al Regno dell Due Sicilie”.

Per ora nulla è stato ancora deciso, ma quel che è certo è che l’Europa è di fronte ad un bivio: il vertice di Roma del mese prossimo potrebbe essere l’occasione per iniziare un percorso di rinnovamento delle istituzioni europee e recuperare la credibilità persa, o potrebbe essere semplicemente un’occasione sprecata.