Per consentire un’attuazione rapida, ma al tempo stesso forte dell’avallo del Parlamento, dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, il governo britannico ha deciso di ripercorrere le orme di Enrico VIII, sovrano inglese del XVI secolo. Il ministro per la Brexit David Davis ha annunciato che il governo farà ricorso ad una legge del 1539 emanata da Enrico per avocare a sé i poteri che consentiranno al Regno Unito di affrancarsi da Bruxelles.

Il governo inglese punta a importare le migliaia di leggi e regolamenti recepiti durante il periodo di permanenza nell’Unione (dodicimila in totale), per poi decidere se conservarli, emendarli o abrogarli del tutto.

Solo che tale procedimento comporterebbe un coinvolgimento continuo e diretto del Parlamento. Sicché il governo inglese ha deciso di riportare in auge proprio lo Statuto del 1539, con il quale Enrico VIII otteneva speciali poteri per sottrarre il proprio Regno all’autorità della Chiesa cattolica romana, al fine di attuare nel modo più sbrigativo la Brexit.

Ma ripercorriamo brevemente la storia di Enrico VIII: sovrano inglese illuminato, amante delle lettere, il suo regno è passato alla storia per il “divorzio” consumato con la Chiesa cattolica, proprio a motivo di una causa matrimoniale. Enrico infatti intendeva divorziare da Caterina d’Aragona, sua coniuge legittima, che non gli aveva dato eredi maschi, e sposare una cortigiana di nome Anna Bolena (madre della futura Elisabetta I).

A tal fine Enrico fece richiesta ufficiale al papa di divorzio ma incontrò il rifiuto del pontefice. Enrico, che voleva sposare assolutamente Anna Bolena, colse così il pretesto per attuare, tramite l’Atto di Supremazia, la separazione del Regno dalla Chiesa cattolica (divenuto noto come scisma del 1534 o ”scisma anglicano”), divenendo egli stesso e non più il papa capo supremo della Chiesa d’Inghilterra.

Per operare questo passaggio Enrico emanò lo Statute of Proclamations (1539) con il quale il re otteneva il diritto di emettere Proclamations, ovvero dichiarazioni regali, come se fossero stati provvedimenti approvati dal Parlamento. Proprio a tale Statuto il governo May farà ricorso per portare a termine, tramite la legge quadro denominata Grate Repeal Bill, la fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

L’uscita però non sarà un iter facile e indolore. Gli altri stati della Gran Bretagna infatti, tra cui Scozia, Galles e Irlanda del Nord, potrebbero avere da eccepire rispetto alle procedure di uscita o contestare del tutto l’uscita stessa. La Scozia ha già inviato la richiesta formale al governo inglese con cui indirà un nuovo referendum per l’uscita, non dall’Unione, bensì dallo stesso Regno Unito. Ricordiamo infatti che il Regno Unito, per sua natura, è già una unione di più stati, includenti l’Inghilterra come nazione fondatrice. In ogni caso la Brexit ha innescato meccanismi che pongono problemi non solo all’Unione europea, ma attribuendo maggiore potere decisionale agli altri stati del Regno Unito, mettono in pericolo la stessa tenuta della compagine statale britannica.