Il parlamento scozzese, da sempre contrario alla cosiddetta Brexit ha votato positivamente oggi per la promulgazione di un nuovo referendum secessionista dal Regno Unito. I favorevoli del parlamento scozzese sono stati 69, i contrari 59. La decisione arriva alla vigilia del inizio delle procedure da parte del Regno Unito per l’ attivazione dell’ articolo 50, quello che dovrebbe portare all’ uscita della Gran Bretagna dall’ Unione Europea.
Nel 2014 vinse il NO
Non è di certo la prima volta che in Scozia si tenta la via dell’indipendentismo. A giustificare il nuovo referendum, secondo la leader degli indipendentisti e first minister del parlamento scozzese Nicola Sturgeon sarebbero le conseguenze che la Brexit avrebbe sulla vita e sull’ economia degli scozzesi che, a suo dire, non possono essere imposti da Londra.
Il malcontento scozzese, si era manifestato già all’ indomani del referendum sull’ uscita dall’ Europa Unita, e subito si era pensato a un nuovo referendum nel Nord della terra di Albione.
L’ultima consultazione per l’ indipendenza in Scozia era stata appena nel 2014, e il 55% degli scozzesi, in un clima molto diverso da quello attuale aveva scelto di rimanere nel Regno Unito.
Precedentemente, nel 1999, in tutta la Scozia si votò a favore della devoluzione e della creazione di un parlamento scozzese con ampi poteri.
La secca risposta di Londra
Theresa May, capo di governo del Regno Unito, non si fa intimidire dalla collega scozzese e a stretto giro di posta risponde che non ci sarà alcun referendum secessionista a breve (La Sturgeon ipotizzava l’autunno del 2018 o la primavera del 2019).
Proprio la leader scozzese ha annunciato che a breve aprirà i canali ufficiali con Londra, ma la May ha ribattuto che non ha alcuna intenzione di trattare con la Scozia per una nuova consultazione.
La chiusura è totale. A giustificare la presa di posizione da parte del governo londinese, è anche il fatto che in un momento così delicato e di transizione, non sarebbe corretto chiedere agli scozzesi di prendere una decisione così importante, senza avere le necessarie informazioni sui futuri rapporti della Gran Bretagna con l’ Unione Europea.