Nonostante i risultati definitivi saranno resi noti tra 12 giorni, oggi la Turchia si risveglia con una nuova forma di governo: il neo-regime presidenziale fissa al 2029 la scadenza del mandato del Capo dello Stato Recep Tayyp Erdogan. Il leader del partito islamico-conservatore AKP in un messaggio televisivo si rivolge al popolo sottolineando la straordinarietà dei cambiamenti apportati grazie alle nuove riforme costituzionali e sulla responsabilità data agli elettori e al Parlamento di decidere riguardo a questioni di tale importanza per la prima volta nella storia della Turchia.
La denuncia dell'opposizione
La vittoria del sì -51,4%- è ampiamente contestata dall' opposizione che si batte contro il potere esecutivo ora in mano al Presidente: da adesso infatti l'incarico di Primo Ministro (attualmente assunto da Binali Yildirim) sarà sostituito dalla carica di Vicepresidente. In mano al Presidente anche le nomine dei membri della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura.
Risulta inferiore ad un milione e mezzo la differenza di voti tra il sì e il no e circa 2 milioni di schede elettorali secondo i kemalisti sono state oggetto di brogli elettorali; esse non presentano infatti il timbro del Comitato Elettorale. Bulez Tezcan, il Vicesegretario del CHP denuncia il cambiamento di regole imposto dal comitato ad urne aperte, sostenendo che esiste una legge specifica secondo cui le schede prive di timbro debbano essere annullate.
Ciò comporterebbe ad una rivalutazione delle schede elettorali per almeno il 37% dei voti.
Per quanto riguarda l'affluenza si tratta di un vero e proprio successo: ben l'85% degli aventi diritto al voto ha partecipato al referendum. La scelta del no si distribuisce dal Bosforo lungo tutte le regioni costiere, nelle aree curde e nelle grandi zone urbane, Ankara, Istanbul, Smirne.
Istanbul spaccata a metà
In particolare Istanbul si trova più divisa che mai: il 48,6% del si a fronte del 51,3% del no. Nonostante la propaganda di 3 mesi a sostegno del governo, la maggioranza non è stata raggiunta e la speranza per un cambio di rotta è ancora forte nell'opposizione. D'altra parte anche l'appoggio al Presidente Erdogan è molto forte: "È un risultato positivo, il nostro Presidente ha fatto molto di buono per il nostro Paese. Non c'è stato nessun leader migliore di lui dai tempi di Ataturk" dice un militante dell'AKP.