Si è concluso a Malta il vertice dei ministri della Difesa dell'Ue. Attenzioni puntate sull'area mediterranea. In primo piano la Difesa europea e l'opportunità d'iniziative efficaci per dare risposte ai cittadini. Roberta Pinotti si è soffermata su Libia, operazione Sophia e Pesco, "Permanent structured cooperation". All'incontro hanno partecipato anche Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, e Carmelo Abela, ministro della Difesa maltese.
Missioni di sicurezza
In merito alle missioni di Sicurezza e Difesa, Roberta Pinotti ha evidenziato che le situazioni instabili di diverse zone mediorientali e africane hanno ripercussioni di una certa entità, attraverso il mare, sulla sicurezza di tutta l'area euromediterranea.
Per tali motivi non può che rivelarsi fondamentale l'orientamento di tenere al centro del dibattito politico il bacino Mediterraneo, nella consapevolezza che soltanto la presenza continua di un'operazione di sicurezza marittima può lenire le conseguenze di tale instabilità. Da ciò deriva la revisione del mandato dell'operazione Sophia, concepita in quattro fasi: la prima inerente alla raccolta delle informazioni sul "modus operandi" dei trafficanti di esseri umani, fino all'ottobre 2015; la seconda, attualmente in corso: gli assetti della task force procedono, osservando quanto previsto dal Diritto internazionale, a fermi, ispezioni e sequestri di imbarcazioni sospette; la terza per neutralizzare le strutture logistiche usate dai trafficanti non solo in mare; la quarta riguardante il "redeployment".
Le operazioni in corso
Fondamentale, in tale contesto, un'attività sinergica con le operazioni in atto, quella Nato denominata "Sea guardian", che rientra sotto il comando marittimo alleato con sede Northwood nel Regno Unito, e quella nazionale chiamata "Mare sicuro". Con l'aggravarsi della minaccia terroristica, si è reso improcrastinabile un potenziamento del dispositivo aeronavale nel Mediterraneo, per tutelare gli interessi nazionali, evidentemente esposti ai rischi determinati da gruppi estremisti.
Da marzo 2015 il dispositivo aeronavale svolge attività di sorveglianza nel Mediterraneo centrale. Nell'operazione sono impiegati assetti della Marina e dell'Aeronautica in un'area di circa 160 mila chilometri quadrati, in prossimità delle coste libiche. Cinque, complessivamente, le unità navali assegnate, mentre i militari impiegati sono circa novecento.
Gli sforzi libici
La titolare del dicastero ha evidenziato che l'Italia è costantemente impegnata in Libia e che il nostro Paese sostiene gli sforzi libici di cosiddetta normalizzazione e assicura un adeguato supporto sanitario e non solo. Sostegno anche sul piano della formazione e dell'addestramento. Dai progressi registrati è scaturito un importante segno di fiducia: la riapertura della sede diplomatica, avvenuta a gennaio, a Tripoli. Un'altra sessione di lavoro ha riguardato le iniziative portate a termine a valle della "Eu global strategy" per una maggiore cooperazione e integrazione. Sottolineata la necessità di proseguire con la difesa dell'Europa, esigenza avvertita e condivisa in maniera forte.
Non va dimenticato che, al vertice di Bratislava del settembre 2016, i 27 leader dell'Ue hanno deciso di dare nuovo slancio alla sicurezza esterna e alla difesa dell'Europa. Prima ancora, nel 1991, Il Consiglio europeo di Maastricht aveva gettato le basi per la creazione di una politica estera e di sicurezza comune. Si è discusso, infine, degli Eu Battlegroup e delle modalità di utilizzo.