Intervento del ministro dell'Interno, al Question time, alla Camera dei deputati. Nel pomeriggio di ieri, Marco Minniti ha risposto in merito alle iniziative riguardanti l'effettività delle espulsioni e degli allontanamenti degli immigrati cosiddetti irregolari. Minniti si è espresso anche sulle vicende inerenti alle operazioni di salvataggio dei migranti in mare, da parte di alcune ong, organizzazioni non governative. Il titolare del Viminale ha evidenziato l'impegno del Governo, riportando i numeri delle espulsioni da gennaio ad aprile dell'anno in corso.

Dagli ultimi dati emerge un aumento considerevole dei provvedimenti adottati per motivi di sicurezza dello Stato: complessivamente trentasei, mentre nello stesso periodo del 2016 non era stata superata quota tredici. In materia di contrasto all'immigrazione irregolare, ribadito un messaggio chiaro: accoglienza e integrazione per gli immigrati aventi diritto. Discorso diverso, invece, per gli altri.

'Evitare generalizzazioni'

Sul sito del ministero dell'Interno, si legge che non vanno sottovalutate affatto "le accuse secondo cui alcune Ong possano essere a contatto con scafisti e criminali". Secondo Minniti, per "ragioni di principio" bisogna "evitare generalizzazioni" e, soprattutto, "giudizi affrettati".

È opportuno, dunque, attenersi esclusivamente alla "valutazione degli atti", mentre sono state avviate indagini da parte della Procura catanese. Minniti non ha dubbi: si è di fronte a un tema "delicato e cruciale". L'obiettivo dell'Italia, in tale contesto, è "sconfiggere i trafficanti di esseri umani", senza scrupoli, che non hanno il minimo rispetto della vita umana, e garantire i soccorsi necessari, a prescindere da ogni altra considerazione.

Sul tema si è registrato anche il recente interessamento del Comitato parlamentare Schengen. Sull'impatto delle Ong sui flussi migratori anche la Commissione Difesa del Senato sta svolgendo attività d'indagine: conclusioni previste al più presto, comunque entro il prossimo mese. Per un quadro aggiornato, pure il Governo ha aperto un canale di scambio d'informazioni, diretto, con la Commissione europea.

Stesso discorso con l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, Frontex, che aiuta i Paesi dell'Ue e quelli associati alla zona Schengen a gestire le frontiere esterne e contribuisce ad armonizzare i controlli alle stesse frontiere in tutta l'Unione europea.

Frontex, diverse sfere di competenza

Negli ultimi anni si è registrato un numero sempre crescente di profughi alle frontiere esterne dell'Europa. I Paesi con un confine esterno hanno la responsabilità del controllo delle frontiere. Frontex - che può assistere tecnicamente i Paesi alle prese con notevoli pressioni migratorie e coordinare le operazioni marittime - ha diverse sfere di competenza: in primis, analisi dei rischi e operazioni congiunte.

Annualmente, circa 700 milioni di persone attraversano le frontiere esterne dell'Unione europea. Una delle principali priorità è quella d'individuare le attività illegali. Oggi il cittadino straniero può entrare in Italia se è in grado di documentare chiaramente non solo il motivo anche le condizioni relative al soggiorno, oltre alla disponibilità dei mezzi per mantenersi autonomamente durante il periodo in questione e per fare regolare ritorno nel Paese d'origine. In relazione a una particolare condizione, può essere riconosciuto lo status di rifugiato all'esito dell'istruttoria effettuata dalla Commissione territoriale. Le norme sono regolate a livello comunitario.