L’Italia non regge più da sola. Per affrontare il fenomeno dell’immigrazione ha bisogno dei suoi vicini europei. Le autorità ammettono che la Crisi Migratoria nel Mediterraneo ha superato i limiti e ha chiesto il sostegno degli altri Paesi dell’Unione Europea. Nonostante gli appelli, l’Italia è stata ignorata finché il governo di Paolo Gentiloni minacciò il divieto di sbarco nei porti italiani. Così, finalmente si è svolto un vertice per discutere il caso con il ministro degli Interni italiano, Marco Minniti, il ministro degli Interni francese, Gérard Collomb e l’omologo tedesco, Thomas De Maiziere.
Era presente anche il commissario di Immigrazione, Dimitris Avramopoulos.
Chi aiuta e chi non aiuta
Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron si sono visti giovedì a Berlino e hanno parlato della loro volontà di tendere una mano all’Italia. Macron ha detto che “oltre l'80% del fenomeno migratorio che arriva in Italia è rappresentato da migranti spinti da motivi economici, e che non rientrano nella categoria di richiedenti di asilo politico". Tuttavia, non tutti in europa sono consapevoli di questa necessità di collaborazione. Sul tavolo di negoziazioni, si oppongono Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Slovacchia. Alcuni di questi Paesi hanno un dossier aperto di sanzioni a Bruxelles per essersi rifiutati di accogliere almeno un solo rifugiato.
Per Jaroslaw Kaczynski, presidente del partito Diritto e Giustizia al governo in Polonia, ha detto che la colpa è delle antiche potenze coloniale: “Noi non abbiamo saccheggiato quei Paesi da dove arrivano i rifugiati […] non abbiamo nemmeno approfittati dalla loro mano d’opera né li abbiamo invitati a venire. Abbiamo il diritto morale di dire no”.
Le richieste dell’Italia
Insieme i ministri hanno creato un piano per fare capire agli altri soci europei che è urgente risolvere il tema dell’immigrazione. Nei primi sei mesi del 2017, sono arrivati 83mila persone in Europa attraverso le acque del Mediterraneo, circa il 19 per cento in più rispetto all’anno 2016. “Se gli unici porti dove stanno arrivando i rifugiati sono italiani, c’è qualcosa che non sta funzionando”, aveva dichiarato detto Minniti.
“Sono europeista – aveva aggiunto - e sarei molto orgoglioso se almeno una barca, al posto di arrivare in Italia, andasse in un altro posto. Non risolve il problema, ma sarebbe un segnale”.
L’intesa a Parigi
Minniti ha lasciato De Maiziere verso le 22:30 di sera. “È andata molto bene”, ha confermato la delegazione italiana a Parigi. È stato raggiunto l’obiettivo di arrivare ad un’intesa sul coordinamento concentrato per gestire i flussi migratori nel Mediterraneo. Il ministro tedesco ha garantito all’omologo italiano che avrà l’aiuto tanto richiesto. Manca ancora l’ok degli altri Paesi europei, che dovranno approvare l’accordo in molti dei suoi punti. Soprattutto, la nuova normativa di azioni e finanziamenti per le organizzazioni non governative e sulla possibilità di stanziare denaro per sostenere le autorità legittime nel controllo delle partenze sulla costa in Libia.
Minniti aveva anche suggerito in passato di chiudere un accordo con la Libia per gestire lì circa il 97 per cento degli immigrati irregolari e le loro richieste di asilo politico.
Al vertice di Parigi, i ministri sono arrivati all’accordo di rilanciare un piano di ricollocamento degli immigrati, per garantire lo sbarco in altri Paesi, non solo in Italia, e collaborare con il rafforzamento delle attività della Guardia costiera italiana.
Il prossimo appuntamento per continuare a discutere la situazione sarà settimana prossima a Tallinn (Estonia), dove i 28 Paesi europei avranno la proposta della Commissione europea sull’immigrazione.