C'era una volta l'Unione Europea. L'UE funzionale, vincente, che si amava e si spendeva in accorate e suggestive dichiarazioni a Roma meno di un anno fa. Cambia la stagione, e con essa i propositi. In piena Crisi Migratoria, con migliaia di persone che giungono da tutta l'Africa giorno dopo giorno, l'Unione stenta ancora a darci risposte concrete sul tema immigrazione. La tendenza principale è in verità quella di temporeggiare, attendere, pazientare.
I trattati dell'Unione Europea
Come si evince direttamente dal sito ufficiale del Parlamento Europeo europarl.europa.eu, la Politica migratoria è stata da sempre definita in modo entusiastico e democratico.
Si legge infatti: 'in base al trattato di Lisbona, le politiche d'immigrazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario' (art. 80 dal Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea).
Un enunciato, questo, che lascerebbe prospettare una nuova, splendida democrazia tra gli Stati Europei che non condanna più coloro più vicini geograficamente alle coste del Mediterraneo (in particolare Italia e Grecia) a dover fronteggiare senza alcun aiuto il flusso migratorio.
Eppure, per la prima volta in moltissimi anni, le politiche dell'Unione sono riuscite a mettere d'accordo tanto gli europeisti quanto gli euroscettici: qualcosa va fatto.
La chiusura dei porti agli immigrati?
Come già auspicato alcuni giorni fa, l'idea più idonea pare quella di propendere per la chiusura dei porti italiani ai migranti in arrivo, limitandosi al puro soccorso in mare in pericolo di vita.
Una misura drastica, presa da un governo che, nelle sue tre reincarnazioni (Letta, Renzi e infine Gentiloni) ha sempre cercato di trovare una via di mediazione pacifica con l'Europa, spesso venendo accusato di essere sottomesso e debole.
Se si è giunti a questo è quindi a causa di un'esasperazione intollerabile alle quali si è stati portati. Si specifica che l'obiettivo di questa eventualità non sarebbero le vite umane che fanno l'impossibile per approdare verso un futuro migliore ma piuttosto verso un'Unione Europea sempre più inadempiente e poco capace di gestire questo tipo di emergenze.
L'opposizione, dal canto suo, non bada ai mezzi ed esalta i fini: era ora. Tra i tanti, Maurizio Gasparri non aspetta un attimo a parlare di 'conversione tardiva al blocco navale'.
L'Italia può sospendere i trattati UE?
Per quanto peculiare, occorre ricordare che il Trattato di Lisbona rimane tutto sommato un trattato internazionale stretto tra uno Stato (nel nostro caso, l'Italia) e un'organizzazione internazionale (l'UE). In quanto tale ricade sotto l'ambito di applicazione della Convenzione di Vienna del 1986. Tali trattati non operano diversamente da quelli operati tra Stato e Stato (disciplinati da una diversa Convenzione) e in quanto tali l'ambito di reazione in caso di inadempienza di una delle parti.
In tal caso il dubbio è poco: in caso di inadempienza di una delle parti, l'altra è fermamente tenuta a sua volta a non rispettare l'obbligo contratto. In parole povere?
Anche dinanzi alla comunità internazionale, la chiusura dei porti sarebbe vista come una vera e propria autodifesa e sarebbe da vedersi come pienamente lecita.