Nonostante gli avvertimenti e la sentenza del Tribunale Costituzionale, la Generalitat ha deciso di andare avanti con il voto. In Catalogna si è svolto il referendum sull’indipendenza in un clima di violenza. La Guardia Civile e la Polizia Nazionale hanno cercato di impedire l’accesso ai centri di votazione. Negli scontri sono rimaste ferite 40 persone, secondo le autorità spagnole. Tutto, anche le cifre, dipende da chi le fornisce. Per le autorità catalane le persone che presentano lesioni, anche gravi, sono più di 700. Il quotidiano spagnolo El País ricorda che ieri è stato consumato “un referendum illegale, un voto che viola tutte le regole minime di pulizia democratica o elettorale”.

Il peso del vittimismo

Il materiale elettorale è stato sequestrato dalla polizia la scorsa settimana, per cui gli elettori dovevano stampare la scheda a casa e riportarla nel seggio. Ci sono stati irregolarità in cui un elettore ha portato più di un voto. Era impossibile fare un controllo minuzioso del processo. Tuttavia, la Generalitat sostiene che ieri hanno votato 2,2 milioni di persone, una cifra più bassa rispetto alla consulta del 9 novembre del 2014. Di questi, il 90 per cento ha votato a favore dell’indipendenza, per cui si tratta del 36,6 per cento degli elettori della catalogna. Un numero che coincide con i voti della coalizione Junts Pel SI (PDeCat y ERC) e il partito Candidatura di Unità Popolare.

Tuttavia, le immagini delle anziane colpite in testa dai poliziotti che cercavano di impedire il voto hanno fatto il giro del mondo. E ora il movimento separatista catalano ha il peso del vittimismo, molto utile per i giochi politici che verranno.

La reazione dei mercati

Intanto, i mercati internazionali non sono sconvolti dalle notizie che arrivano dalla Catalogna.

Ma molte aziende hanno fermato gli investimenti nella regione e in Spagna in attesa di vedere cosa succederà. Secondo il professore di Struttura economica, Ramón Tamames, il governo dovrà applicare l’articolo 155 della Costituzione e fermare per un periodo di tempo l’autonomia regionale della Catalogna. “Non si tratta di eliminare la sovranità catalana, quello non è previsto nell’articolo, ma di limitare alcuni servizi”, ha spiegato Tamames.

La dichiarazione di Puigdemont

Mentre il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, annunciava ieri sera la trasmissione dei risultati del referendum al Parlamento, assicurando che “la Catalogna si è guadagnata il diritto alla sovranità”, secondo la legge catalana, il presidente spagnolo Mariano Rajoy faceva un discorso senza sorprese. “Non è stato un referendum – ha detto Rajoy -, ma una sceneggiata. Per Pedro Schwart, professore dell’Università Camilo José Cela, Spagna non è ben vista ora davanti all’opinione pubblica internazionale ed è mancato “un presidente di governo che sappia utilizzare la retorica”, facendo un discorso più attraente e concreto. Secondo il docente, è necessario fare un controllo del sistema di regioni autonome per capire quanto spende e quanto fornisce ogni regione.

Altri movimenti separatisti in Europa

Il più grande timore è l’effetto contagio del separatismo in Europa. Oltre alla Catalogna, anche nel Paese Basco c’è un movimento indipendentista. I baschi hanno una cultura e una lingua diversa dal resto della Spagna. Ma la causa di secessione ha perso peso dopo la guerra terrorista del movimento ETA, legato al Partito Nazionalista Basco. Solo il 25% della popolazione dei Paesi Baschi è con la causa separatista.

Nel Regno Unito, anche la Scozia vuole andare avanti con la causa indipendentista. Nonostante abbiano perso il referendum del 2014, la Brexit ha dato una nuova spinta al movimento di secessione. In Italia invece si farà un referendum (non vincolante) il 22 ottobre per la secessione del Veneto.