Ha soltanto poco più di un anno di vita, il Governo spagnolo frutto dell'alleanza tra i Socialisti di Pedro Sánchez e Unidas Podemos (UP) di Pablo Iglesias. Ma la coalizione inizia a mostrare evidenti segni di nervosismo e stanchezza. Il Psoe (Partito Socialista Operaio Spagnolo) incolpa Podemos, movimento popolare nato con le proteste della primavera del 2011 e diventato poi partito, di volere essere, allo stesso tempo, sia Governo che opposizione, mentre il gruppo di Pablo Iglesias incolpa i socialisti per essersi rifiutati di rispettare gli accordi su cui legiferare, come, ad esempio, una legge per limitare il prezzo di affitti degli appartamenti, aumentati in alcune città spagnole negli ultimi dieci anni fino al 70%.

Questo è uno dei motivi, che in un momento così delicato, genera più tensione nel Palacio de la Moncloa a Madrid, sede dell'esecutivo.

Sánchez e Iglesias sono quasi coetanei, uno a 49 anni appena compiuti e l'altro va per i 43, ma sono molto diversi, condividono speso opinioni opposte. Il premier socialista ha uno stile di fare politica più classico, istituzionale, cerca sempre un dialogo e un accordo, Iglesias è un professore universitario, è un uomo della gente, cerca lo scontro dialettico, va in Parlamento in jeans, senza cravatta con una giacca casual. Non ammette un confronto diretto con l'opposizione, un po' come il Movimento 5 Stelle degli inizi che diceva sempre "no" al Partito Democratico, poi, come è successo anche a Unidas Podemos, si sono piegati al dialogo, fino a coalizzarsi.

In Spagna l'alleanza dell'esecutivo soffre di tensioni, sempre sul filo della crisi di Governo

E se i due si punzecchiano o si ignorano a periodi, i ministri dei due partiti al Governo concordano che: "Così non si può andare avanti". Le ultime due settimana sono state davvero dure per la tenuta della coalizione. Prima lo scontro si è acceso su una nuova proposta di legge sulle pari opportunità, Iglesias ha rimproverato ai Socialisti di proporre leggi in modo unilaterale.

Mentre il Psoe ha attaccato Iglesias di cercare i voti in Parlamento del Partito Popolare (PP), all'opposizione e da sempre acerrimo nemico di UP, per bloccare il decreto legge dei socialisti. Poi, come una granata, è esplosa la questione dell'arresto e condanna del rapper catalano Pablo Hasél che ha subito diviso premier e vicepremier.

Prima le dichiarazioni di solidarietà di Iglesias ai manifestanti di Barcellona e Madrid, diventati violenti contro la città e le forze di polizia; poi il battibecco con la prima vicepremier socialista Carmen Calvo che ha ricordato all'alleato che con la violenza e guerriglia urbana non si ottiene un dialogo in democrazia; infine, le parole dure di Sánchez che, senza citare Iglesias, ha diffidato le forze politiche spagnole a sostenere gli autori dei disordini. Scontri che vanno avanti da sue settimane e che hanno causato oltre duecento milioni di danni in nome di una ambigua "libertà d'espressione" che mancherebbe in Spagna.

La situazione tra Socialisti e Podemos è diventata insostenibile. I due leader si parlano a distanza

Nei giorni scorsi, i due leader di Psoe e Unidas Podemos si sono incontrati più volte per chiarire le differenze su come agire per riavvicinarsi e porre fine alle violenze in strada dei manifestanti. La crisi tra i due alleati sta interessando tutti i lavori del Parlamento in corso, rallentando il normale funzionamento interno del Governo. Lo sostegno alcuni ministri che stanno subodorando conseguenze di un altro conflitto, quello della vicepremier Carmen Calvo e la ministra per l'Uguaglianza, Irene Montero, moglie di Iglesias. Uno scontro aperto su alcuni punti delle leggi, approvate dall'ex premier socialista José Luis Rodríguez Zapatero tra il 204 e il 2006, che il Psoe ritiene troppo datate.

Una lite molto difficile da sanare.

Alcuni analisti politici ritengono che se Sánchez decidesse di rompere con Unidas Podemos, continuando soltanto con l'appoggio di alcuni partiti autonomisti catalani, galiziani e baschi, l'attuale esecutivo andrebbe in corso a un lento logorio. Iptesi che, però, provocherebbe un indebolimento dei Socialisti e altissima tensione con l'ex alleato che passerebbe direttamente all'opposizione. Nelle parole del premier socialista ci sono tutti gli inviti a non dividersi, perché non è il momento e ne trarrebbe vantaggio il PP e il movimento di estrema destra Vox. Per quattro decenni la Spagna non ha mai conosciuto governi bipartisan. Il Congresso era diviso tra chi governava con la maggioranza assoluta e chi, invece, era all'opposizione.

Con l'ingresso del bipartitismo nel Congresso, lo scenario è diventato frammentato e difficile

L'ingresso nella politica dei partiti d'estrazione populista come Podemos e Ciudadanos hanno rotto il sistema dell'unilaterismo dei governi spagnoli, facendo assomigliare il panorama politico iberico a quello italiano. Così, da un decennio, dalle urne spagnole esce sempre uno scenario molto frammentato che richiede alleanze, anche improbabili, per governare. Lo stesso avanzare del bipartitismo, ad esempio, anche nel Parlamento regionale della Catalogna, ha visto la formazione di Governi traballanti e deboli, grazie a Unidas Podemos e Ciudadanos, i due movimenti nati dal basso per combattere i partiti politici vecchi e corrotti.

Nel caso di Madrid, poi, a guardare bene, il caso Hasél è solo la goccia che ha fatto quasi traboccare i vaso. La furiosa polemica sulle manifestazioni a sostegno del rapper catalano che insultava con i suoi tweet la Corona di Spagna, non è quella che genera più problemi all'alleanza. Sánchez ha chiaramente segnato le differenze tra il i Socialisti e Unidas Podemos, e continua a farlo ogni volta che c'è una minima discrepanza su questioni delicate come la monarchia, anche se, ultimamente, sembra si sia trovato un valido accordo tra i due alleati per depenalizzare nel codice penale iberico gli insulti al Re. Almeno questa riforma non diverrà un capo di scontro tra i due governanti.