Chiunque si trovi nelle condizioni di aver sottoscritto un prestito o un mutuo con tasso di usura ha diritto al rimborso da parte dell'Istituto bancario con il quale ha stipulato il contratto. La sentenza arriva dalla Corte D'Appello di Torino, la quale ha definito il diritto al risarcimento delle quote pagate in surplus. Un importante passo avanti in una questione che da anni porta malcontenti, disagi e soprattutto una grande sfiducia sul mercato finanziario.

Il caso

Il diritto al rimborso accordato con la sentenza della Corte d'Appello di Torino ha visto far valere le ragioni di un pensionato di Cuneo che aveva sottoscritto un prestito personale tramite la cessione del quinto della propria pensione, ovvero con la detrazione diretta della somma nella "propria busta paga" e che si era visto maturare in modo eccessivo il capitale da rimborsare, con un Taeg del 22,03%.

Si consideri che la cessione del quinto è una formula di prestito con il minore livello di rischio insolvenza (è lo stesso datore di lavoro a detrarre la somma dovuta dalla busta paga e versarla direttamente all'ente verso il quale il proprio dipendente è debitore), per cui non necessita dell'applicazione di un tasso di interesse così elevato.

I primi sospetti

La cessione del quinto della pensione era stata stipulata con la compagnia finanziaria Prestitalia alla fine del 2008: 10.000 euro da rimborsare con un piano di ammortamento di 10 anni con rate mensili da 167 euro, di cui aveva ottenuto solo 1.850 euro. Il fatto, denunciato al Movimento Consumatori, ha avviato le operazioni di controllo sui tassi di interesse applicati, riscontrando il superamento della soglia di usura e il diritto per il pensionato di ottenere il rimborso della somme versate impropriamente.

La chiacchierata sentenza di rimborso

La oramai chiacchierata sentenza infligge duro un colpo a tutte le banche che hanno marciato sul regime percentuale dei tassi di interesse (avvalorati anche dalla profonda crisi economica che aveva spinto gli enti di credito a concedere prestiti a lavoratori precari e/o con contratto atipico con un più alto livello di rischio).

Il diritto al rimborso potrebbe mettere a dura prova le casse delle banche incriminate. E se tutti i clienti chiedessero indietro i soldi pagati con dei tassi di interesse non conformi; i tassi di interesse di usura? Come e dove andrebbero a finire le banche?

Paolo Fiorio, il coordinatore dell'Osservatorio Credito e Risparmio del Movimento Consumatori, dichiara l'importanza della sentenza della Corte D'Appello di Torino, considerando il fatto "un successo storico" soprattutto per le fasce più deboli che sono solite essere escluse dalle soluzioni di credito di più saldi Istituti bancari e sono costrette a rivolgersi ad agenzie altre che applicano dei tassi di interesse non conformi alle regole stabilite per l'erogazione di prodotti finanziari.