Lo aveva detto e lo farà, o almeno le intenzioni ci sono tutte: nello strettissimo scadenzario Renzi, la riprogettazione della P.A. potrebbe essere il caposaldo di quelle mozioni che Carlo Cottarelli, commissario straordinario alla spending review, presenterà a breve al Comitato interministeriale presieduto dallo stesso Premier.

Tra le proposte, la mobilità negli incarichi (la durata in un'unica amministrazione non dovrebbe superare i cinque anni), la creazione di un Albo unico anche per gli "esterni", la "valentia" imprenditoriale dei dirigenti misurata attraverso "schede sui risultati", con l'opportunità di collegare direttamente le retribuzioni ai successi ottenuti e alle capacità di ridurre gli sprechi.

In previsione degli interventi su occupazione e lavoro, saranno, dunque, elementi combinanti tra jobs act e spending review a modellare la figura del nuovo dirigente pubblico, dando per certo meno burocrazia e più efficienza nella gestione dell'apparato statale.

Secondo la tabella di marcia targata Renzi, il piano di riordino dei vertici amministrativi potrebbe essere pronto già dal prossimo mese procedendo in parallelo a una più generale ri-qualificazione della pubblica amministrazione e se il dossier Cottarelli sul controllo della spesa pubblica dovesse partire già entro la metà di marzo, i nuovi emendamenti avrebbero ormai la strada spianata per accelerarne il processo.

Intanto, il primo ad adeguarsi alle direttive legate alla mobilità sembra essere proprio Palazzo Ghigi, con il repentino cambio della guardia nei dicasteri, negli uffici legislativi e nel cambio di rotazione tra i responsabili dei vari dipartimenti.

Che sia la volta buona? Visibile online dallo scorso 8 gennaio, la sintesi del jobs act aveva previsto tutto: fatturazioni e pagamenti elettronici, investimenti in Rete, semplificazione amministrativa sulle procedure di spesa, eliminazione del dirigente pubblico a tempo indeterminato, vale a dire, burocrati e alti funzionari con poteri illimitati, poltrone e stipendi assicurati a vita.

Cancellate le Camere di Commercio con assegnazione delle funzioni a enti territoriali pubblici, ma, soprattutto, obbligo imprescindibile, la trasparenza, onde poter cambiare un apparato elefantiaco che ai contribuenti è costato dai quindici ai venti miliardi di euro l'anno, a forza di alte carriere, carriere ombra, sperperi e corruzione.