Un Osservatorio di settore in grado di monitorare con sistematicità e rigore cosa accade nei call center. E' la proposta del presidente dell'Isfol Pietro Antonio Varesi, coadiuvato dal responsabile dell'Ufficio statistico Marco Centra, che è intervenuto ieri, giovedì 29 maggio, davanti all'XI Commissione, Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati.

Nel corso della sua relazione, Varesi, supportato dal responsabile dell'ufficio statistico Marco Centra, ha descritto il settore dei call center come dei più vivi e in crescita della nostra economia.

Nel 2014 il fatturato dovrebbe aggirarsi intorno al 1 miliardo e 300 milioni, in aumento rispetto al 2013 del +5.6%.

In aumento anche gli occupati: secondo Assocontact 45mila i lavoratori inbound (in prevalenza nel Mezzogiorno, con una percentuale di lavoro femminile del 70%) e 35mila gli occupati in attività outbound. Secondo i sindacati, invece, sono circa 50mila gli occupati in attività inbound ed circa 30mila in attività outbound.

La maggior parte degli impiegati ha un contratto flessibile ed è soggetta ad un elevato turn over, che causa frequenti fenomeni di sottoinquadramento, facendo del lavoro nei call center un lavoro mal pagato, instabile e dequalificante. Chi lavora in un sistema inbound, ha più facilità di essere inquadrato con forme di contratto subordinato, mentre coloro che lavorano in un sistema outbound, spesso si trova a fare i conti con contratti di collaborazione a progetto e, in misura minore, i contratti di lavoro a tempo determinato.

Ora con l'Osservatorio dell'Isfol dovrebbero aumentare i controlli sull'utilizzo, ormai fuori controlli, di queste forme contrattuali e una graduale razionalizzazione del settore. Se sono rose, chiameranno.