Dopo che i docenti e il personale ATA dei Quota 96 si sono visti precludere l'ennesimo provvedimento risolutivo a loro favore dalla Riforma della pubblica amministrazione, una delle tante possibilità al vaglio dei soggetti penalizzati è un ricorso alla Corte di Giustizia europea. I lavoratori coinvolti sono stanchi di aspettare soluzioni da parte del Governo, anche perché le evidenti difficoltà del bilancio rendono improvvisamente poco praticabili anche strade che fino a pochi giorni prima sembravano poter chiudere definitivamente la questione.

Come già accennato, tra le tante ipotesi di soluzione alcuni lavoratori stanno pensando ad affrontare il problema a un livello superiore, aprendo una domanda di ricorso presso la Corte di giustizia europea. Molti quota 96 avrebbero unito le forze avvalorando l'iniziativa tramite Facebook; una possibilità che dovrebbe comunque offrire delle risposte certe entro il prossimo autunno. La sentenza è molto attesa proprio per l'incapacità o l'impossibilità da parte dei Governi che si sono succeduti in seguito al sorgere del problema, di trovare una via d'uscita condivisa.

La strada del ricorso è in salita

Purtroppo la strada del ricorso in sede europea non è semplice e resta lastricata di precisi paletti.

Negli scorsi giorni un avvocato è intervenuto per offrire alcuni chiarimenti sul ricorso, spiegando che i termini per la presentazione potrebbero risultare scaduti lo scorso maggio. Molti lavoratori potrebbero pertanto restare esclusi da una possibile sentenza a loro favore. Anche perché, specifica il legale, non è detto che qualora la decisione della Corte risulti favorevole, questa possa essere estesa anche al di fuori della platea dei ricorrenti, a meno che tale estensione non sia effettivamente inclusa all'interno della stessa sentenza.

Un punto decisamente preoccupante, visto che al ricorso hanno inizialmente partecipato in numero limitato e pertanto eventuali benefici risulterebbero comunque circoscritti ad un piccolo gruppo di lavoratori Ata e di insegnanti.