Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito connesso alle pensioni 2014 per lavoratori precoci e individui impegnati in attività usuranti: il prossimo 3 settembre riprenderà infatti l’esame del ddl delega di riforma della PA che statuisce nuove previsioni in tema di Pensioni e previdenza, anche se per quanto riguarda lavoratori precoci e individui impegnati in attività usuranti tiene ancora banco la cancellazione della norma che avrebbe eliminato le penalizzazioni previste per chi accede al pensionamento a quota 62 anni. Precisiamo sin da subito che sembrano davvero poche le speranze che questa previsione venga reintegrata: lo stralcio della norma si è reso necessario per via del parere della RdS che nell’occasione ha forse travalicato le proprie competenze, ma la sostanza resta la stessa: non solo la misura non verrà integrata ma il governo Renzi ha già mostrato di averla ‘gettata’ nel dimenticatoio.

All’indomani dello stralcio di alcuni provvedimenti che erano stato inseriti nella riforma PA la scena mediatica è infatti stata dominata da altre vertenze previdenziali, e il caso pensioni 2014 lavoratori precoci e usuranti? Quando il governo Renzi prenderà in carico la questione?

Pensioni 2014 lavoratori precoci e usuranti, Ragioneria, INPS e governo Renzi: tanto fumo e un futuro più che mai incerto

Nonostante non sia ancora chiaro quali possano essere le novità previdenziali contenute nel ddl delega di riforma della PA è abbastanza scontato che non conterrà alcuna norma attinente il caso pensioni 2014 lavoratori precoci e usuranti: non solo il governo Renzi ma anche i membri delle istituzioni solitamente sensibili alle questioni previdenziali non hanno quasi mai affrontato l’argomento, eppure la questione è di vitale importanza: in ballo c’è la serenità di migliaia di individui che hanno iniziato a lavorare a 15 anni e ai quali non è possibile chiedere gli sforzi imposti dalla legge Fornero: quali sono allora i possibili scenari futuri attinenti il caso pensioni 2014 lavoratori precoci e usuranti? Iniziamo col dire che in autunno arriverà la Legge di Stabilità e con essa la manovra di riforma del sistema previdenziale italiano: sia il ministro Poletti che il presidente Damiano hanno più volte annunciato la cosa, ma è molto probabile che le novità interesseranno solo indirettamente le due categorie. Innanzitutto c’è la curiosità di capire se Damiano manterrà fede alle parole pronunciate qualche mese fa quando sottolineò che il nostro sistema previdenziale è omogeneo e che per tanto non può prevedere regimi normativi differenti per dipendenti pubblici e privati: la riforma PA è invece andata in questa direzione, è dunque probabile che l’ex ministro del lavoro torni alla carica con la sua proposta di legge: 62 anni d’età più 35 di contributi come requisito minimo per accedere al pensionamento. Questa misura costituirebbe di certo un buon punto di partenza ma andrebbe rimodellata in base alle esigenze delle due categorie, con l’INPS a bocciarla comunque a priori per l’elevato peso economico (oltre 40 miliardi). Recentemente i sindacati hanno chiesto l’istituzione di Quota 96 anche per precoci e lavoratori impiegati in attività usuranti ma allo stato attuale appare molto improbabile che il governo Renzi batta questa via; si lavorerà di certo per flessibilizzare l’uscita dal lavoro e anticiparla, una filosofia che ben si presta ad affrontare il caso del pensionamento dei lavoratori precoci che solo così potrebbero arginare le regole dettate dalla legge Fornero. Se poi quest’ultima fosse dichiarata incostituzionale cambierebbe tutto, verso che direzione è troppo presto per dirlo. In questo periodo stiamo lanciando diversi sondaggi sul caso e continuiamo a ricevere sempre più risposte, vi chiediamo per tanto un nuovo parere: come affrontereste la questione del pensionamento per i lavoratori precoci e per quelli impegnati in attività usuranti? Quale ipotesi vi convince di più? Dateci un giudizio commentando l’articolo qui sotto!