Il problema dei quota 96 ha acceso un dibattito pubblico dai toni piuttosto elevati, ma tra le dichiarazioni in arrivo dai decisori pubblici e le proteste dei lavoratori si è spesso faticato a inquadrare correttamente la situazione. La successione dei diversi Governi che si sono alternati a partire dal 2011 (anno della Riforma Fornero) non è riuscita a portare unarisoluzione certa per i circa 4000 insegnanti e lavoratori ATA della Scuola pubblica. Così sono trascorsi quasi tre anni dal loro mancato pensionamento e nel frattempo la situazione sul campo si è evoluta notevolmente.

Scuolaidea.it realizza un sondaggio sui quota 96 tramite il

A tal proposito, risultano particolarmente interessanti i dati rilasciati dal sito scuolaidea.it, ottenuti tramite un sondaggio a cui hanno partecipato circa 1000 lavoratori direttamente coinvolti nel problema. Riguardo l'approccio metodologico, i partecipanti derivano da un gruppo presente in Facebook che conta circa 4000 iscritti; vi è da sottolineare però che il sondaggio non ha nessuna pretesa di valore scientifico, dato che la norme attualmente in vigore non permettono di intervistare l'intero campione degli interessati.

Le risposte offerte al sondaggio manifestano la profonda insoddisfazione dei lavoratori

Quello che emerge non è solo il senso d'ingiustizia provato dai lavoratori per il mancato pensionamento, ma anche l'insoddisfazione provata per le misure attualmente allo studio dei legislatori.

Dal punto di vista anagrafico, più dei ¾ del campione dei mille soggetti intervistati aveva raggiunto i 60 anni nel 2012. Riguardo l'emendamento presentato in precedenza in Parlamento, circa l'89% non si riteneva soddisfatto del compromesso a causa delle conseguenti penalizzazioni. I motivi che spingerebbero i lavoratori alla fuoriuscita dal lavoro sono soprattutto di natura personale; primeggiano infatti l'incertezza per il futuro (26%), i motivi di salute (al 22%) e quelli di natura familiare (al 19%).

Infine, nel caso dovesse passare un emendamento risolutivo legato ad un qualunque tipo di penalizzazione, circa il 78% degli aderenti si renderebbe disponibile ad un ricorso, poiché si ritiene che sussistano i margini legali per una correzione dei principi di penalizzazione.