Il problema degli insegnanti e del personale ATA della Scuola vedrà molto difficilmente una soluzione pensata su misura, ma piuttosto dovrà trovare la propria conclusione all'interno di un provvedimento più ampio di riforma delle pensioni. È questa la linea strategica adottata dall'esecutivo e riscontrabile nelle ultime dichiarazioni politiche, a partire da quelle del ministro Madia fino al recente intervento diretto dello stesso premier Matteo Renzi sulla vicenda. Si chiude pertanto ogni possibilità risolutiva di brevissimo termine della problematica sorta nel 2011 con la Riforma Fornero e che ha colpito profondamente il mondo della scuola.
L'intervento del Premier su Rai 3 al programma Millennium - Le parole pronunciate dal premier Renzi lasciano poco spazio all'interpretazione e chiariscono il dietrofront avvenuto di recente con l'eliminazione del provvedimento pensato ad hoc per i Quota 96 dalla riforma della pubblica amministrazione. 'Ci sono 4000 persone che vorrebbero andare in pensione, che ne hanno legittima aspettativa, non direi un diritto, ma il problema non sono quei quattromila, che un lavoro ce l'hanno, bensì i milioni di persone che non ce l'hanno' ha dichiarato il Presidente del Consiglio durante il dibattito. Vi è da sottolineare però che una possibile soluzione potrebbe arrivare dai provvedimenti di riforma del settore pensionistico allo studio del Governo, visto che esodati, precari e lavoratori che hanno svolto impieghi usuranti si sono trovati ugualmente sotto le forche caudine dell'iniziativa risalente all'esecutivo Monti 2011.
La quadra potrebbe pertanto prevedere una soluzione utile a tutti (pensione anticipata o prestito pensionistico), così da non dare adito a rivendicazioni o a provvedimenti discriminatori.
La dichiarazione scatena la reazione dei Quota 96 - È evidente che una presa di posizione così netta non poteva che scatenare una reazione altrettanto forte, perlomeno dalla parte più delusa della platea dei quota 96.
Molti commenti dei soggetti interessati puntano il dito sul fatto che si parli di 'legittime aspettative' e non di 'diritto acquisito'. Una puntualizzazione su cui si erano già espressi nel recente passato i Cobas scuola, sottolineando come un provvedimento risolutivo sulla questione sia da considera di ripristino del diritto al pensionamento e non di concessione del prepensionamento.
I quota 96 non ci stanno ad essere confrontati con disoccupati ed esodati, soprattutto perché con questa logica si rischia di dare il via ad una serie di confronti con le parti sociali senza che ne esca una soluzione definitiva. Dopo circa due anni di promesse, ora il rischio è che si passi allo scontro ideologico.