La riforma della Scuola, intesa nel piano di assunzioni di docenti tanto sponsorizzata dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi e dal Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, dovrà avere il parere positivo, come tutti i provvedimenti, dal Ministero dell'Economia e del Tesoro per valutare l'impatto che tale provvedimento avrebbe sul bilancio dello Stato. E i dubbi del Ministero di Via Venti Settembre ci sono tutti in merito ai numeri che domani, alla riunione del Consiglio dei Ministro, Renzi presenterà. Il Tesoro dovrà badare che i conti dell'anno non sforino il limite del 3% per cento del rapporto deficit-Pil.

Ma c'è anche la priorità di organizzare la ripresa economica del Paese, ripresa che passa, necessariamente, secondo i piani del Governo, dalle riforme.

I costi ipotizzati dal Ministero dell'Istruzione sono nell'ordine dei 600 milioni di euro per i centomila nuovi docenti assunti nel prossimo triennio. Ma sono numeri tutti da verificare: nella migliore delle ipotesi e cioè che questi numeri siano fedeli alla realtà. Il parere della Ragioneria sarà fondamentale e vincolante: meno di un mese fa, lo stop imposto al decreto approvato già alla Camera sulla soluzione dei Quota 96, ne è la dimostrazione più evidente.

Scuola, per i sindacati il Governo non creerà alcun nuovo posto

In secondo luogo, i calcoli e le proiezioni da fare sono molteplici.

È vero che se lo Stato non dovesse investire i 600 milioni per la stabilizzazione dei docenti, ne spenderebbe almeno una parte per pagare i supplenti. Di contro, l'assunzione a tempo indeterminato dei docenti comporta un costo medio a lunga durata per il bilancio statale di circa 33 mila euro lordi all'anno per docente, indipendentemente da quelle che saranno le dinamiche demografiche dei prossimi anni (nel 2020 si calcolano 60 mila studenti in meno) e dalle riforme che interesseranno la didattica, in base alle quali alcune materie necessarie oggi, potrebbero ridimensionarsi domani e viceversa.

In più, quello che viene lanciato dal Governo come un nuovo "miracolo economico" nella Scuola, per i sindacati, che attendono risposte anche sul versante del rinnovo contrattuale, altro non è che il normale e fisiologico rimpiazzo dei docenti che vanno in pensione: 22 mila all'anno per i prossimi tre anni fanno 66 mila, ai quali si aggiungono altrettanti posti derivanti dalle assunzioni dei docenti di sostegno e la stabilizzazione dell'organico con 15 mila docenti, il tutto già disciplinato (e finanziato) dal decreto Carrozza.

Quali saranno quindi le reali disponibilità finanziarie che il Governo metterà in campo per smaltire l'enorme bacino dei precari della Scuola? Conti alla mano, quindi, nessun nuovo posto, nessuna nuova cattedra creata, ma solo la conferma degli attuali numeri di assunzioni. L'unico aumento di posti riguarderà i presidi: 620 dirigenti scolastici in più a partire dal prossimo anno scolastico.