Continua lo stato di fermento intorno all’universo dell’Istruzione: la presentazione del pacchetto la Buona Scuola di Renzi ha riaperto vecchie ferite e contribuito a crearne di nuove, dei veri e propri squarci del tessuto scolastico dalla portata per il momento incalcolabile. Si perché non è ragionevolmente possibile pretendere dagli insegnanti che raddoppino i propri sacrifici, lavorino di più e meglio senza poter fruire di condizioni di lavoro accettabili. Il grido di protesta degli insegnanti è unanime e si trasmette da canale a canale partendo dai social network ed arrivando sino alle nostre strade, quelle nelle quali precari e docenti hanno protestato e protesteranno a braccetto.
Insieme, per una Scuola migliore e più efficiente. Una rivoluzione seria e strutturata dovrebbe passare dall’aumento degli stipendi ma quello dell’adeguamento economico dovrebbe essere solo il primo passo: bisogna dire basta ai mancati piani di edilizia scolastica, basta alle classi pollaio che non offrono le condizioni necessarie per poter lavorare, basta alla riduzione degli organici, basta al taglio di ore di insegnamento curricolare, basta con il blocco permanente del contratto e basta soprattutto con il vergognoso atteggiamento tenuto in riferimento al caso pensioni Quota 96 Scuola. I 4000 esodati della Scuola attendono ormai da troppo tempo una soluzione, e di certo privare 4000 colleghi di un sacrosanto diritto non rappresenta lo spartiacque migliore in vista dei tanti sacrifici che Renzi chiederà ai docenti di tutta Italia per dare vita alla Buona Scuola vaticinata all’interno di un video messaggio di un minuto.
Tra circa 72 ore prenderà ufficialmente il via la consultazione pubblica indetta dallo stesso Renzi per armonizzare La Buona Scuola con le proposte di chi nel mondo dell’insegnamento ci vive da decenni senza aver comunque mai fruito di un minimo di stabilità lavorativa. Il primo passo, senza se e senza ma, dovrebbe però prevedere la risoluzione del caso Pensioni Quota 96 Scuola.