Matteo Renzi ha pubblicato le linee guida della nuova riforma della Scuola, che lui preferisce chiamare patto educativo. Nei prossimi anni le immissioni in ruolo avverranno tramite concorso dei docenti: il prossimo è previsto per la fine del 2015. Sembrerebbe che a partire dall'anno scolastico 2015-2016 verranno inseriti 150mila nuovi docenti, prelevati per il 90% dalle Graduatorie ad Esaurimento (GAE) e per il 10% dal concorso, il cui bando dovrebbe uscire intorno a marzo del 2015.

Le prove selettive per il test ci saranno a fine dicembre 2015 e tra gennaio e maggio del 2016 ci saranno le prove pratiche e orali.

Alla fine di questo periodo ci saranno 40.000 nuovi docenti con possesso di cattedra, i quali sostituiranno tutti coloro che andranno in pensione.

Nel nuovo concorso avrà meno peso il punteggio legato ai titoli e verrà dato maggior peso alle capacità degli insegnanti dal punto di vista pratico. Coloro che potranno partecipare sono gli studenti del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria del Vecchio Ordinamento, che posseggono quindi l'abilitazione.

Non mancheranno i diplomati magistrali, il cui titolo è risultato abilitante, così come coloro che hanno fatto e faranno il TFA. Tra i partecipanti sono previsti anche i PAS e i congelati SISS. Con il metodo del concorso, si dovrebbe garantire un lavoro immediato per tutti coloro che lo vinceranno, andando a eliminare il precariato.

Questa operazione, però, costerà molto al governo: si stima una cifra di circa tre miliardi di euro.

Il risparmio avverrà grazie all'eliminazione della cosiddetta "supplentite": non ci saranno più supplenti, ma oltre all'organico di diritto ci sarà quello funzionale, che consiste nel fornire un gruppo di docenti che potranno sostituire eventuali insegnanti assenti.

L'eliminazione delle supplenze e, in particolare della terza fascia, ha dato vita a non poche critiche: ci sono insegnanti precari che affermano di "vivere" grazie alle supplenze e in questo modo resteranno senza lavoro a vita.

Una riforma, dunque, che non desta grande entusiasmo: Renzi, però, si dichiara aperto al dibattito e al confronto con docenti e studenti fino a novembre 2014, al fine di poter migliorare insieme il sistema scolastico. Si spera che idee e suggerimenti verranno accolti seriamente.