Il precariato è un problema molto diffuso nel nostro Paese. Prima era tipico delle attività statali, difatti gli ospedali, le scuole e tanti ambiti pubblici sono pieni zeppi di precari, dopo la crisi economica è diventata un problema di tanti che lavorano nel privato. Con la soppressione anche parziale dell'art. 18 e l'introduzione del contratto a tutele crescenti, il precariato anziché eliminato diventerà una forma contrattuale normalissima. Il periodo di prova per tre anni terminati i quali poi si potrebbe mandar via il personale e assumerne altro cos'è se non precariato?

Perché gli imprenditori dovrebbero licenziare un dipendente in gamba che lavora e produce? Perché oggi ai lavoratori succede questo e altro. Lo stesso si dica per il licenziamento, in giro per l'Italia ci sono migliaia di casi di violazioni di diritti di lavoratori e dal momento che la legge con le tutele necessarie non si vede perché togliere quelle poche esistenti?

Anche il presidente della BCE Mario Draghi, al 'Brooking Instituition' di Washington ha parlato dei molti contratti flessibili esistenti in Italia e di cui vuole fare piazza pulita. Ha ragione Renzi, dichiarando che essi creano: "l'incertezza dei giovani e si deprime la domanda". Renzi vorrebbe risolvere il problema ma come successo in passato non solo non è semplice farlo, Biagi e altri prima di lui ci avevano provato.

Oggi il mercato del lavoro è saturo e le politiche non lo incentivano, inoltre la compagine lavorativa italiana contempla molte forme contrattuali temporanee e come si è visto a Genova con l'alluvione non si crea lavoro (non si fanno i lavori che urgono, ad esempio il lavoro degli appalti sul dissesto del territorio che è ben visibile anche ai meno esperti).

Si parla di ben cinquanta forme contrattuali anche false, si va da 400 mila finte partite Iva, 650 mila collaboratori, 2,8 milioni di lavoratori in nero e falsi part time usati per far risparmiare i contributi del lavoratore alle imprese. E poi non sono solo questi sono i dati che scioccano il mondo del lavoro italiano. Il ministero del Lavoro ha evidenziato che nel 2014 su 2,4 milioni di rapporti di lavoro terminati solo il 15% superavano un anno e di questo 15%, il 40% non superava il mese, e non finisce qui: 403.760 casi di un solo giorno di contratto (es. nei supermercati assunti per un giorno e non si tratta di studenti ma commesse con tanto di esperienza).

La cancellazione di molti contratti precari e ultraflessibili oggi esistenti in Italia è necessaria si vogliono cancellare le collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co) e le collaborazioni a progetto (co.pro.) i cosiddetti rapporti parasubordinati, lavoro autonomo ma con vincolo di dipendenza verso l'azienda, collaboratori flessibili, licenziabili con molta facilità. Ci sono poi i lavori stagionali e occasionali, il contratto di assunzione a chiamata, stage, tirocini o collaborazioni autonome con la partita iva.

La legge 30 del 2003 cioè la legge Biagi ha peggiorato la questione precariato, dicono i sindacati, creandone molto di più, ma invece studiosi come Pietro Ichino dicono che esistevano da prima di Biagi che anzi lui ne ha limitato l'uso imponendo a molte aziende di ricorrere a queste assunzioni flessibili solo per realizzare specifici progetti. Le forme contrattuali reali del mercato del lavoro sono anche peggio della realtà ipotizzata e una cattiva regolamentazione sarà la rovina di molti lavoratori che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro nel futuro.