Prosegue il countdown in vista della Legge di Stabilità, il provvedimento chiave sulla via che condurrà ai prossimi interventi previdenziali: tante le vertenze in attesa di risposte, in primis quella costituita dal caso pensioni lavoratori precoci, eppure dopo il fermento delle ultime settimane numerosi esponenti del governo Renzi si sono chiusi in un mutismo che tutto lascia presagire tranne che qualcosa di buono. A destare in particolare preoccupazione è il modo in cui certi membri dell’Esecutivo si siano defilati, con il ministro del lavoro Poletti e il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano (tra i pochi in passato ad occuparsi del caso Pensioni lavoratori precoci) ad aver gettato nella mischia delle ipotesi salvo poi non approfondire nulla o quasi di quanto paventato.
Il responsabile del Welfare del governo Renzi ha in particolare parlato di nuove forme di prepensionamento e pensione anticipata che potrebbero raggiungere numerose categorie lavorative, lavoratori precoci inclusi, ma non ha mai approfondito la questione, lasciando un lunghissimo strascico di dubbi e incertezze. Stesso discorso per l’APA, Assegno pensionistico anticipato, che il ministro ha delineato in superficie diverse settimane fa senza però specificarne i termini di funzionamento quanto meno potenziali. Ieri si è però consumato un atto decisivo, col voto di fiducia espresso dal Senato in riferimento al testo del Jobs Act: adesso che è arrivato un importante si in merito alla riforma del lavoro, il governo Renzi tornerà ad occuparsi delle numerose vertenze previdenziali (caso pensioni lavoratori precoci su tutti) o continuerà a relegare il comparto pensionistico ai margini del dibattito politico-istituzionale?