Suscita non poca apprensione lo stop all'uscita anticipata mediante la parola fine apposta all'Opzione Donna, il piano che dal 2009 ha consentito a tante donne di andare in pensione anticipatamente e che dall'anno prossimo andrà in soffitta, secondo le ultime notizie trapelate sul tema caldo della riforma Pensioni 2014 - 2015. Le novità recenti, infatti, vedono la preoccupazione di molte lavoratrici, tant'è che il comitato "Opzione Donna" ha annunciato la promozione della class action contro l'Inps per le circolari n. 35 e n. 37 del 2012, le quali hanno inciso sulla legge Maroni del 2004, modificandone l'applicazione.
Un autunno caldo, dunque, sul fronte pensionistico così come su quello del lavoro.
INPS, novità riforma pensioni: stop Opzione Donna, addio uscita anticipata
Sono circa 25 mila le donne che hanno usufruito del piano di prepensionamento a partire dallo scorso 2009, sebbene vada comunque considerato il fatto che ciò implica una decurtazione dell'assegno. Altre 8545 domande, inoltre, sono state accolte durante il mese di ottobre 2014 appena conclusosi. In molti casi la scelta dell'uscita anticipata, rivelano le recenti statistiche, è dovuta al fatto che le signore preferiscono smettere di lavorare per dedicare più tempo alla famiglia. Le circolari citate sopra retrodatano di dodici mesi la possibilità di raggiungere i benefici previsti per andare in pensione - la "finestra mobile" per intenderci - ed escludono così tutti quanti non riescono a cumulare i requisiti nell'anno 2014.
Comitato Opzione Donna, Class Action contro l'INPS: partito il ricorso
A tutela delle lavoratrici il comitato ha chiesto, forte dell'appoggio della deputata PD Maria Luisa Gnecchi e del deputato ed ex ministro PD Cesare Damiano, che la possibilità di calcolo retributivo sull'assegno sia estesa per tutto il prossimo anno (2015).
Lo scorso 22 ottobre è stata presentata la diffida formale contro l'Istituto Previdenziale, con lo scopo di ottenere la riforma entro 90 giorni delle suddette circolari. Se a questo non ci sarà un seguito, il Comitato avrà un anno di tempo per ricorrere alla giustizia: presentando il ricorso al Tar del Lazio, infatti, si potrà ottenere la cancellazione delle circolari "incriminate". Secondo i promotori ci sono circa 6 mila persone interessate dalla vicenda, che potrebbero dunque accodarsi alla Class Action.