Chi segue da un po' di tempo i nostri articoli di approfondimento sulle pieghe della legge Fornero sa di cosa stiamo parlando quando esponiamo il problema dei quota 96. Per tutti gli altri, si può riassumere facendo rientrare in questa situazione paradossale insegnanti e lavoratori ATA del settore scolastico che hanno saltato il pensionamento nonostante abbiano già maturato il diritto di accedere al pensionamento con 36 anni di contribuzione e 60 anni di età, oppure con 35 anni di contribuzione e 61 anni di età. Tutto questo a causa di una semplice svista all'interno della legge n.

114 del 2011, ovvero il non aver considerato la differenza tra anno solare e l'anno scolastico utilizzato per i lavoratori pubblici del comparto istruzione.

Sentenza di Salerno ammette al pensionamento 42 insegnati: si moltiplicano le diffide al Governo Renzi

Negli scorsi giorni sembra che un importante punto di svolta sulla vicenda dei quota 96 lo si è avuto con una sentenza tenutasi a Salerno, dove un giudice ha deciso di confermare l'accesso all'Inps per 42 docenti e lavoratori pubblici che hanno ricorso alle vie legali per poter ottenere il rispetto del proprio diritto al pensionamento. Alla vicenda sono subito seguite numerose diffide indirizzate verso il Premier Renzi, attraverso le quali altri insegnanti e lavoratori ATA hanno chiesto di far valere la decisione del giudice.

Ma le novità non sono finite qui, perché al contempo il partito Sel avrebbe chiesto d'inserire un apposito emendamento all'interno della legge di stabilità 2015, con il quale giungere ad una salvaguardia definitiva degli esodati della Scuola.

Ma quanti sono i Quota 96? Secondo i comitati si sarebbero ridotti da 4000 a 2700

Altro elemento importante da considerare è l'elevata riduzione subita dalla platea dei Quota 96 negli ultimi anni.

Grazie alla legge 104 e al raggiungimento delle condizioni di pensionamento previste dalla Fornero, gli iniziali 4000 esodati della scuola si sarebbero ridotti ad un numero di appena 2700 persone, tanto che anche i costi per una sanatoria generalizzata sarebbero scesi in modo deciso, arrivando a circa 280 miliardi di euro. È chiaro che questo dato viene visto dai lavoratori come un ulteriore punto di leva per far si che si possa giungere finalmente ad una felice soluzione.

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