Prosegue la discussione sul tema della previdenza per i cosiddetti lavoratori disagiati: precoci, persone che svolgono lavori usuranti, insegnanti e lavoratori ATA quota 96 della scuola e più in generale disoccupati troppo avanti con l'età per reinserirsi lavorativamente e troppo giovani per poter accedere all'Inps. Lo stato di fatto per migliaia di persone è che manca ancora una reale soluzione ai problemi createsi circa tre anni fa, quando è stata implementata la Riforma previdenziale secondo la legge Fornero. Al momento, vi è stato un cambiamento molto drastico delle regole in corso; tanto drastico da non aver dato alle persone il tempo utile per adattarsi al nuovo contesto normativo.

Non è un caso se l'ex Commissario Inps Vittorio Conti ha posto l'accento sull'eccessiva rigidità dell'accesso alle pensione, mentre il punto della sostenibilità era dato già per assodato.

Da quota 100 alle mini Pensioni: ma il Governo Renzi resta in silenzio

Se l'allora Commissario Conti proponeva di eliminare del tutto il vincolo anagrafico per l'accesso all'Inps, il nuovo decisore Tiziano Treu condivide lo stesso fine proponendo l'idea di istituire delle mini pensioni: si tratterebbe di garantire ai lavoratori disagiati un prestito pensionistico, che andrebbe poi restituito gradualmente con delle trattenute dalla mensilità erogata. Di parere diverso è invece il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, che si è visto osteggiare la propria proposta di una pensione anticipata con 62 anni di età e 35 di contribuzione, dopo il diniego a inserirla nella legge di stabilità 2015.

Per aggirare il problema, Damiano sta proponendo ora di garantire l'accesso all'Inps con Quota 100, dove quest'ultimo numero sarebbe rappresentato dalla sommatoria di versamenti contributivi ed età anagrafica.

Dall'incontro sindacati - Madia niente di nuovo sul problema dei lavoratori disagiati

Nella giornata di ieri c'è stato l'ultimo incontro (in ordine temporale) tra Governo Renzi e sindacati.

Il primo è stato rappresentato dal Ministro Marianna Madia, che ha confermato la mancanza di nuovi fondi da stanziare per il tema del lavoro e indirettamente per la riforma previdenziale 2014/2015. Sullo sfondo vi è però il fatto che senza le risorse per affrontare il problema in modo generalizzato, resta sempre il timore di ulteriori rivendicazioni, nonché di lunghe vertenze legali attuate da coloro che non risultino compresi all'interno di un'eventuale salvaguardia settoriale.

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