"Un voto alla mia riforma sulle Pensioni? Io direi un sette". Sono queste le dichiarazioni dell'ex Ministro del Lavoro riguardanti la Riforma Fornero attuata nell'ormai lontano 2011, pronunciate dopo l'annuncio dello stop al referendum proposto dalla Lega Nord per il ripristino della situazione precedente. Parole che ovviamente non sono state condivise dai sindacati e dai lavoratori rimasti bloccati sul lavoro a causa dell'improvviso irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps. Eppure, secondo quanto affermato in un'intervista a Radio 24 dalla stessa Fornero, proprio quei provvedimenti avrebbero contribuito a salvare l'Italia dal baratro finanziario e a mettere sulla carreggiata della sostenibilità i conti pubblici.

"La riforma è importante [...] dopodiché le cose che non vanno si correggono con buona volontà in Parlamento" ha proseguito l'ex Ministro. Il problema è che in oltre tre anni di lavoro parlamentari, gli unici provvedimenti di salvaguardia che sono arrivati hanno riguardato posizioni specifiche o sanatorie da hoc, mentre di fatto i sindacati parlano di doppia penalizzazione: da un lato i lavoratori in età avanzata, che non riescono ad ottenere il pensionamento, dall'altro i giovani, che si sono visti tagliare fuori dal mercato del lavoro a causa del mancato turn over, con la conseguenza che la disoccupazione giovanile ha toccato livelli drammatici.

Dopo lo stop della Consulta al referendum proposto dalla Lega Nord, le speranze tornano a concentrarsi su di un possibile intervento correttivo del Governo Renzi

Resta evidente che la situazione non può protrarsi ancora per molto a queste condizioni, tanto che lo stesso Governo Renzi sarebbe al lavoro per cercare dei metodi di flessibilizzazione nell'accesso all'Inps.

Dopo il no della Consulta, le pressioni si starebbero concentrando proprio per un intervento dell'esecutivo. All'inizio dell'anno alcuni consiglieri economici in area governativa avevano aperto alla possibilità di ottenere un sostanziale via libera da parte di Bruxelles ad eventuali misure di flessibilità che adottassero la logica contributiva e che offrissero la parità dei conti; la nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'Inps sembra anticipare proprio una logica di questo tipo, che potrebbe essere implementata entro i prossimi mesi.

D'altra parte, le proposte di riforma si stanno ormai moltiplicando a dismisura, dalla quota 100 di Damiano al prestito pensionistico, fino al prepensionamento con il contributivo puro, pertanto ciò che manca ormai è solo la volontà politica di arrivare ad una soluzione strutturale del problema.

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