Resta alta l'attenzione dei lavoratori sulle ipotesi di modifica del sistema previdenziale che aleggiano in Parlamento; al momento ogni possibile riforma è fossilizzata in una sorta di limbo, nell'attesa che la Corte Costituzionale decida l'ammissibilità del Referendum sull'abrogazione della legge Fornero. Resta però scontato che le varie forze politiche si stiano preparando anche allo scenario più rischioso dal punto di vista della sostenibilità dei conti pubblici, ovvero al fatto che si possa procedere con la consultazione popolare e che si arrivi alla richiesta di ripristinare la situazione precedente.

Quale che sia il risultato finale di questa vicenda, una modifica nella flessibilizzazione dell'accesso all'Inps è comunque sentita come un atto dovuto ormai da tutti i partiti, anche perché nonostante i numerosi interventi di salvaguardia ad hoc che si sono fin qui succeduti, restano ancora molte le situazioni in attesa di tutela: basti pensare agli esodati che non rientrano nella sesta salvaguardia parlamentare (tanto che già se ne chiede una settima), i quota 96 della scuola, i precoci che non possiedono i requisiti richiesti dalla legge di stabilità 2015 e più in generale tutti coloro che sono rimasti disoccupati in età avanzata.

Le proposte allo studio della politica, ecco le ultime ipotesi: dal contributivo alla quota 100

Sul problema dell'eccessiva rigidità nell'accesso all'Inps, sembra che il Governo Renzi abbia cominciato a muovere le proprie pedine già nelle scorse settimane, quando ha deciso "a sorpresa" la nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'istituto di previdenza italiano.

Quest'ultimo nei propri editoriali si è sempre schierato a favore di un riequilibrio delle rendite pensionistiche, tanto a livello orizzontale (ovvero tra chi percepisce già la pensione), quanto a livello verticale (tra le diverse generazioni). L'ipotesi è quindi che l'esecutivo stia studiando dei nuovi meccanismi di accesso all'Inps di stampo contributivo, in modo che ci si spossa semplicemente slegare dal vincolo anagrafico tuttora in corso.

Questa soluzione avrebbe il vantaggio di offrire anche ai disoccupati con età inferiore ai 60 anni la possibilità di beneficiare del welfare pensionistico, seppure con una mensilità erogata sulla base del montante effettivamente accumulato, mentre le risorse supplementari utili per avvallare la riforma potrebbero essere reperite attraverso una modifica dell'attuale sistema impositivo con nuove aliquote Irpef (in modo da aggirare l'incostituzionalità di un contributo di solidarietà).

Resta però molto apprezzata anche l'ipotesi di soluzione proposta da Cesare Damiano, Presidente della Commissione lavoro alla Camera, che suggerisce di offrire ai lavoratori la quiescenza anticipata con il sistema della quota 100: ad esempio, si potrebbe andare in pensione con 62 anni di età e 38 di versamenti. Resterebbero però fuori da questa tutela molti dei disoccupati in età avanzata di cui abbiamo fatto cenno in precedenza.

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