"Bisogna ripensare il sistema pensionistico [...] per introdurre una flessibilità in uscita che preveda, tra i 60 ed i 70 anni, la libertà di scegliere quando andare in pensione"; sono queste le parole scelte da Ignazio Messina dell'Italia dei Valori per spiegare la propria proposta di riforma della previdenza. Si tratta di una delle molteplici idee utili per flessibilizzare l'accesso al sistema Inps, soprattutto considerando i tanti disagi vissuti dalle persone che sono rimaste bloccate nel lavoro in seguito all'irrigidimento dei requisiti d'accesso avvenuto nel 2011.

La legge Fornero ha infatti previsto un aumento dei paletti anagrafici e contributivi, creando le premesse per la sostenibilità dell'Inps nel lungo periodo, ma causando al contempo molteplici distorsioni nei meccanismi di pensionamento: basti pensare ai tanti esodati rimasti senza lavoro e senza pensione, ma anche ad altri lavoratori che vivono situazioni di disagio come i precoci, coloro che hanno svolto lavori usuranti, i Quota 96 nella scuola e più in generale tutti i disoccupati in età avanzata.

Governo Renzi pensa a nuova flessibilità Inps, ma lavoratori continuano a preferire la pensione anticipata con Quota 100

Dopo la nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'Inps, il 2015 sembra aver portato ad un'accelerazione nella volontà politica di proporre una misura strutturale di flessibilizzazione del pensionamento.

Ma l'uscita anticipata dal lavoro continua a scontrarsi contro la difficile situazione di bilancio e lo stallo nei conti pubblici, perché numerosi tecnici hanno già spiegato di non poter rinunciare ai risparmi derivanti dalla legge Fornero, pertanto la strada da seguire potrebbe essere quella dell'eliminazione di ogni vincolo anagrafico in cambio del ricalcolo contributivo della mensilità.

Eppure tra i tanti suggerimenti sin qui registrate sul campo, quello che risulta tra i più apprezzati dai lavoratori resta la quota 100 proposta negli scorsi mesi dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, che permetterebbe di ottenere la quiescenza attraverso la sommatoria di età anagrafica e contributiva.

Per fare un esempio pratico, con questo meccanismo diverrebbe possibile andare in pensione a 60 anni di età e con 40 anni di contribuzione.

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