Per l'ennesima volta cambia il contenuto degli emendamenti del Governo sulle partite IVA con il Milleproroghe. In pratica ad oggi 19 febbraio 2015 abbiamo un triplo regime dei minimi e una proroga dei contributi INPS che vengono bloccati solo temporaneamente per poi aumentare nei prossimi anni, ma entriamo nel dettaglio.

Milleproroghe 2015 partite IVA: triplo regime dei minimi e contributi INPS

Per il 2015 si avranno varie possibilità di rientrare nel regime dei minimi. Resta valido quello previsto dalla Legge di Stabilità 2015, ovvero dopo la cancellazione del 5% di aliquota IRPEF prevista per i primi 5 anni e a cui potevano accedere gli under 35 con un fatturato inferiore ai 30 mila euro, la finanziaria ha triplicato l'aliquota IRPEF portandola dunque al 15% e valida per tutti coloro che mantenessero un fatturato tra i 15 mila e i 40 mila euro.

E' possibile però per i vecchi minimi, avvalersi solo per il 2015 del trattamento fiscale agevolato al 5% valido per i lavoratori in mobilità e l'imprenditoria giovanile ma che devono aver iniziato l'attività dal 1 gennaio 2008 e che non abbiano esercitato nei 3 anni antecedenti tale data e che non abbiano aperto la partita IVA per proseguire un'attività lavorativa dipendente che si aveva prima. Per poter rientrare in tutto ciò, è necessario che il fatturato resti inferiore ai 30 mila euro. Proprio perchè le modifiche e il subentro di nuovi regimi non cancella in automatico quello dei vecchi regimi dei minimi, rimane ancora valido quello regolamentato dalla legge del 2007 che prevedeva un aliquota IRPEF del 20% con un tetto massimo di ricavi di 30 mila euro ma senza alcun limite d'età.

Eccoci con le modifiche per quanto concerne i contributi INPS per le partite IVA. Cambiano le modalità di aumento previsto dal Governo Monti che avrebbe dovuto portarli nel corso degli anni dal 27% al 33%, soglia che si sarebbe raggiunta nel 2018 e che prevedeva che già nel 2015 i contributi INPS sarebbero arrivati al 29%.

Il Milleproroghe frena il sistema e conferma il 27% anche per il 2015, ma l'aumento è solo rimandato e rallentato. Nel 2016 infatti si arriverà al 28% e nel 2017 al 29%.

La protesta dei possessori di partita IVA non si è fermata comunque. Il problema è stato parzialmente risolto e la lamentela riguarda non solo l'aliquota IRPEF ma il fatto che nella situazione lavorativa di oggi, pagare un contributo INPS del 27% per non ricevere in realtà nemmeno una pensione decente, è socialmente iniquo.

Difficilmente il Governo Renzi farà qualcosa nel merito, anche perchè a quanto pare ha dovuto tagliare diversi fondi per reperire le coperture utili a coprire le modifiche degli emendamenti sulle partite IVA tra aliquote IRPEF e contributi INPS.