C'è grande attesa per il prossimo Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2015 da parte dei lavoratori titolari di partite IVA con regime dei minimi: l'ultima legge di stabilità ha infatti introdotto dei correttivi molto severi per coloro che apriranno l'attività a partire dal primo gennaio di quest'anno e per chi deve necessariamente confluire dal vecchio sistema agevolato, che prevedeva la permanenza al massimo per 5 anni o in alternativa fino al compimento dei 35 anni d'età. Purtroppo le notizie arrivate con le nuove norme sono risultate piuttosto contrastanti su diversi fronti: a partire dall'imposta sostitutiva dell'Irpef che ha visto triplicare le aliquote (dal 5% al 15%), fino al limite di fatturato che per i lavoratori intellettuali (che si è addirittura dimezzato passando dai 30.000 € annui ai 15.000 €).
Due misure che purtroppo non sembrano poter essere riequilibrate dall'eliminazione del limite temporale massimo di permanenza, tanto che molti lavoratori starebbero valutando la chiusura dell'attività.
Nuovo regime dei minimi 2015, ecco le soluzioni al vaglio del Parlamento e dell'esecutivo
Stante la situazione, sembra che qualche prima apertura sia arrivata già dal Parlamento e in particolare dalla discussione sul decreto Milleproroghe: un emendamento proposta da Scelta Civica ha infatti riportato l'attenzione sulla questione, suggerendo di offrire ai lavoratori una scelta in più per tutto il 2015, cioè se aderire al nuovo regime oppure se avvalersi delle precedenti agevolazioni. Ma sulla questione potrebbe intervenire anche il Consiglio dei Ministri, che si riunirà il prossimo 20 febbraio avendo già anticipato l'intenzione di voler apportare dei correttivi in favore dei lavoratori più giovani: mancherebbero quindi pochi giorni al momento della verità, quando si potrà capire se alle parole seguiranno effettivamente degli interventi che possano considerarsi risolutivi.
Partite IVA e gestione separata Inps: lavoratori contro l'aumento dei contributi per le pensioni, si chiede stop alla legge Fornero
Purtroppo a preoccupare molti lavoratori con partita iva iscritti alla gestione separata non ci sono solo le misure restrittive del nuovo regime dei minimi 2015, ma anche l'aumento dei contributi Inps (che nel corso di quest'anno hanno superato la soglia del 30,00 %), decisi con la legge Fornero del 2011.
Gli iscritti hanno chiesto più volte di calmierare l'aliquota, riportandola almeno al più accettabile livello del 27%. Una piccola consolazione arriva per una parte degli altri iscritti al nuovo regime forfettario: con la recente circolare 29/2015 l'istituto di previdenza pubblica ha spiegato che i contribuenti non saranno più tenuti al versamento della quota minima, ma piuttosto il calcolo avverrà in percentuale, purché si invii una segnalazione con la quale si conferma la volontà di esercitare l'opzione.
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