La riforma delle pensioni è anche una questione di giustizia sociale, a maggior ragione visti gli effetti disastrosi della legge Fornero che ha creato un vero "allarme sociale" con cui l'esecutivo deve fare i conti. Per questo il neo presidente dell'Inps Tito Boeri insiste su "l'equità possibile" del sistema previdenziale con nuovi tagli alle Pensioni d'oro e nuove forme di flessibilità in uscita per la pensione anticipata che potrebbero finalmente risolvere definitivamente anche le questioni ancora aperte dei lavoratori esodati e degli insegnanti della cosiddetta Quota 96 scuola.

E mentre si fa sempre più incandescente il confronto sul Jobs act e sulle modifiche alla riforma pensioni Fornero, sulla questione pensioni d'oro - su cui il Governo Renzi ha dato già i primi segnali sulle sue buone intenzioni introducendo con la Legge di Stabilità 2015 nuovi tetti sulle pensioni alte dei grand commis di Stato - è intervenuto oggi il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri.

Riforma pensioni e giustizia, il sottosegretario Ferri: 'Difficile spiegare certe pensioni d'oro'

"Spiegare l'erogazione di certe cifre a chi oggi ottiene pensioni minime appare certamente difficile", ha affermato l'esponente del Governo Renzi intervenendo oggi a un incontro promosso dalla Cassa previdenziale dei ragionieri presieduta da Luigi Pagliuca.

"In particolare - ha sottolineato - in un momento di forte crisi come quello che stiamo attraversando". "Sul tema dei diritti acquisiti in materia previdenziale la Corte Costituzionale - ha proseguito il sottosegretario Ferri parlando di riforma pensioni e giustizia - ha indicato una via d'uscita nella ragionevolezza. Bisogna capire - ha aggiunto - come legiferare in maniera equilibrata seguendo i principi di equità e di solidarietà fissati anche nella nostra Costituzione".

Ovviamente anche qui si dovranno fare i conti con le necessarie coperture finanziarie, "ma occorre anche immaginare - secondo il sottosegretario alla Giustizia - un cambiamento del ruolo delle Casse di previdenza".

Pensioni d'oro, Cesare Damiano (Pd): 'Ho rinunciato a 10.000 euro al mese'

Sulla riforma pensioni 2015 e gli assegni d'oro è intervenuto oggi al forum della Cassa ragionieri anche il presidente della commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati Cesare Damiano.

"La politica - ha detto il parlamentare della minoranza del Pd - ignora i problemi legati alla previdenza. Purtroppo - ha aggiunto l'ex ministro del Lavoro primo firmatario di un ddl per la pensione anticipata per tutti a 62 anni - non c'è sufficiente competenza. C'è molta superficialità - ha sottolineato - anche sui temi che riguardano le Casse dei professionisti, perché sotto la spinta di una situazione difficile in cui occorre far quadrare i conti, si tende - secondo il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio - a mettere mano dove si pensa che ci siano più risorse, ma senza discernere". Damiano, parlando delle pensioni d'oro, ha raccontato oggi un curioso aneddoto. "Quando ero al governo mi dissero: sei ministro e parlamentare, se l'ultimo giorno ti dimetti da deputato - ha raccontato ricordando la proposta che gli fecero - la tua pensione viene ricalcolata e hai diritto a percepire 10.000 euro lordi mensili, ovvero 6.000 euro netti. Io - ha proseguito il deputato del Pd - ho rinunciato e sono andato in pensione con 2.350 euro netti, che sono il frutto - ha sottolineato - di una carriera di 40 anni".