Continua senza stop il dibattito relativo alla spinosa questione della riforma delle pensioni in Italia. Oggi occorre registrare come ormai si possa parlare di un vero e proprio fronte anti legge Fornero, che in pratica raccoglie anche movimenti assai lontani tra di loro. Sta facendo molto discutere in proposito la proposta di Maurizio Landini di Fiom. Il noto sindacalista nel corso di una conferenza stampa, dà alcuni suggerimenti al governo diretto dal Premier Matteo Renzi su come attuare la riforma delle Pensioni. Secondo lui la legge Fornero va corretta in modo da essere resa decisamente più flessibile in uscita. Questo deve avvenire attraverso una drastica riduzione dell'età pensionabile.
Per Landini l'età di uscita dal mondo di lavoro senza penalizzazioni deve essere tra i 60 e i 62 anni di età. Questo soprattutto per chi svolge i lavori più pesanti, visto e considerato che l'aspettativa di vita varia anche in base al tipo di lavoro effettuato nel corso della propria esistenza. Quindi alla fin fine la proposta di Landini non è dissimile da quella del Presidente della Commissione Lavoro ed ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano. Il quale ha proposto l'uscita per tutti dal mondo di lavoro a 62 anni di età con un minimo di contributi versati. Insomma delle richieste molto chiare quelle che Landini ha fatto nei confronti del Governo di Matteo Renzi. Vedremo come l'esecutivo reagirà di fronte a quest'ultima richiesta per un intervento immediato.
Corrado Passera contrario alla riforma delle pensioni
Infine bisogna anche parlare di coloro che invece su questo argomento la pensano in maniera opposta. Ci riferiamo in particolare alle dichiarazioni rilasciate da Corrado Passera. Egli afferma che la legge Fornero non va demonizzata. Questo in quanto nel 2011 ha reso sostenibile il sistema previdenziale italiano per molti anni. Quindi essa non va modificata più di tanto, altrimenti ciò potrebbe creare dei grossi grattacapi alle casse dello Stato. Per Passera quindi il solo parlare di eventuali riforme rappresenta già un danno per la credibilità dello Stato italiano davanti agli altri membri dell'Unione Europea.