Dopo l'aumento dell'età minima per la pensione di vecchiaia e per le pensioni anticipate, la riforma delle pensioni del Governo Renzi ripartirà dalla flessibilità, intesa come elasticità in uscita dal mondo del lavoro. Il concetto è ormai entrato nell'agenda dell'Esecutivo, anche se ci sarà da ragionare sul come la flessibilità delle Pensioni dovrà concretizzarsi nella realtà.

Pensioni anticipate: il ministro del Walfare

Il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ha infatti affermato di essere sulla stessa lunghezza d'onda del nuovo presidente dell'Inps, Tito Boeri, sulla necessità di andare incontro all'età flessibile per le pensioni, anche se non si è sbottonato ulteriormente sull'esigenza specifica delle penalizzazioni sull'assegno di pensione.

Il ministro ha fatto il punto della situazione sulla riforma delle pensioni: "L'Esecutivo è propenso ad aprire una riflessione sulla flessibilizzazione in uscita dal lavoro per andare in pensione, con un occhio di riguardo su tutte quelle persone anziane che, avendo perso il lavoro, rischiano di ritrovarsi senza pensione e senza reddito". Su questo problema, Giuliano Poletti ha, dunque, affermato di essere d'accordo con il presidente dell'Inps. Occorrerà ora, simulare e valutare gli impatti economici che la flessibilità produrrà nel sistema previdenziale ed economico.

Pensioni anticipate, reddito minimo, integrazione pensione minima e prestito pensionistico: le 4 proposte di riforma delle pensioni

Ricordiamo che sono quattro le ipotesi di riforma delle pensioni al vaglio del Governo Renzi. Sul fronte della flessibilità e del prepensionamento, si sta studiando il contenuto del disegno di legge presentato da Cesare Damiano e da Pier Paolo Baretta che battezza la flessibilità dell'andata in pensione fissandone i limiti tra i 62 e i 70 anni e facendo perno sui 66 anni: chi sceglie di andare in pensione prima di tale età è penalizzato, chi continua a lavorare fino ai 70 anni è premiato.

Allo studio anche l'ipotesi del reddito minimo per combattere la povertà, proposta per le pensione più in là con gli anni. Incastrati in questa situazione sono gli esodati, ovvero le persone che non hanno ancora l'età minima per la pensione ma che, avendo perso il lavoro, non riescono a trovare un'altra occupazione che garantisca loro un reddito per vivere o, meglio, per sopravvivere.

Si discute anche del prestito pensionistico, ovvero di uno schema che riproduca la pensione anticipata (l'ammontare oscilla intorno ai 700 euro) da restituire a rate, nel momento in cui si consegue l'età per la pensione con i normali requisiti.

Infine, da più parti e soprattutto dalle Associazioni cristiane dei lavoratori, si invoca il ritorno all'integrazione del minimo. Come previsto per chi ha iniziato a versare i contributi prima del 31 dicembre 1995, si propone di integrare le pensioni troppo basse con l'intervento dell'Istituto previdenziale affinché si arrivi ad un importo minimo, attualmente fissato a 502 euro al mese.