Prosegue lo stato di grande fermento nell'universo dell'istruzione italiana. Le ultime novità viaggiano su un doppio binario, da una parte lo sciopero della Scuola 2015 indetto a distanza di sette anni dall'ultima volta, dall'altra la battaglia che si sta combattendo in Parlamento, con l'ormai famoso ddl Renzi che continua ad essere bersaglio di pesantissime critiche. Nel mezzo il coro sempre più polemico dei diretti interessati, i docenti, che continuano ad essere umiliati dal premier nonostante il ruolo di prim'ordine che occupano nel processo di formazione ed educazione delle classi dirigenti di domani suggerirebbe tutt'altro trattamento.
Sono talmente numerosi i punti sui quali il ddl Renzi appare lacunoso che risulta difficile riunirli all'interno di un solo contributo, da qui la scelta di indire uno sciopero generale che vedrà coinvolte tutte le sigle sindacali. A questo punto la Buona Scuola di Renzi diventa ufficialmente un fallimento. Un progetto ambizioso nato male e naufragato quasi subito con il solo incredibile merito di aver peggiorato un settore già abbondantemente bersagliato nel corso degli ultimi anni. Renzi stesso, a margine della lettera inviata ai militanti del PD con l'intento di ricompattarli in occasione del voto sull'Italicum, ha ammesso che il suo ddl può essere migliorato. E se torniamo con la mente all'arroganza che ne contraddistingue quasi ogni decisione ci rendiamo immediatamente conto delle enormi lacune insite nel testo.